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Ronaldo al Milan, cadono gli ultimi ostacoli

Il presidente, rinfrancato dalla vittoria di Belgrado, pensava di ridurre i costi. Ma poi ha dato via libera

Franco Ordine

Ronaldo è in viaggio per Milano. Missione dichiarata: vestire la maglia del Milan e chiudere in Italia la sua strepitosa carriera. Trasferimento scontato, a questo punto, dopo l’intervento diretto ed esplicito del brasiliano (è d’accordo con il club di via Turati e l’ha fatto sapere a dirigenti e Capello in modo schietto), da realizzare nelle prossime ore, messo però seriamente a rischio da una serie di complicazioni. Appuntamento decisivo oggi, qualche ora prima del sorteggio di Champions tra le due delegazioni composte da Calderon e Mijatovic, presidente e uomo-immagine del nuovo Real, Galliani e Braida, vice-presidente vicario e dg rossoneri, partiti ieri pomeriggio da Milano col compito di portare a casa il successore di Shevchenko. Prima di decollare nel pomeriggio da Linate per la Spagna, il vice-presidente del Milan ha dovuto aggirare un ostacolo inatteso: convincere il presidente Silvio Berlusconi, azionista di riferimento, ad autorizzare l’investimento per l’acquisto. Già perchè martedì notte, nonostante la soddisfazione per il turno preliminare superato a Belgrado nella bolgia dantesca del Marakana, il colloquio telefonico con villa Certosa in Sardegna non ha fornito l’esito atteso. Nessun via libera per Madrid. Anzi uno stop deciso dettato dal motivo di sempre: ridurre le spese per il Milan. Il gol puntuale di Pippo Inzaghi ha cementato le sicurezze del presidente. «Possiamo farcela anche così» la sua opinione.
Di qui l’umore nero, anzi nerissimo di Galliani, già indispettito da una velenosa intervista rilasciata dal direttore di Repubblica, Ezio Mauro, juventino dichiarato e impenitente, al quotidiano torinese Tuttosport. Nel virgolettato l’anti-berlusconiano doc Mauro ha segnalato che lo scandalo del calcio non ha focalizzato «il cuore del marciume» rappresentato dai diritti televisivi, «il cui motore, Galliani e Berlusconi, è rimasto impunito». Mauro si è guadagnato una impegnativa causa per danni, e il suo cronista al seguito del Milan a Belgrado, una immeritata intemerata da parte del dirigente berlusconiano. Mauro ha una bella faccia tosta nel difendere Moggi e Giraudo ma i suoi cronisti, su Repubblica, non l’hanno mai seguito su questa china pericolosa.
La notte, attraversata meglio grazie a un piatto di spaghetti al dente divorati presso il ristorante di via Pisani rimasto aperto per l’occasione fino all’alba, e forse anche i primi commenti sul fronte politico (il leghista e milanista doc Bobo Maroni ha chiesto in modo esplicito al presidente Berlusconi «di allargare i cordoni della borsa, servono almeno tre-quattro rinforzi»), hanno portato consiglio. Alle 13 in punto Berlusconi ha dato via libera alla missione spagnola. Galliani e Braida si sono imbarcati per Madrid: salto in albergo, poi ospiti del palco d’onore per Real-Anderlecht del trofeo Bernabeu e inizio della trattativa a notte inoltrata.
L’altro problema, più formale che sostanziale, legato alla composizione delle due diplomazie, è stato superato in pochi minuti. Calderon ha chiesto di eliminare la scomoda presenza di Ernesto Bronzetti, visto come amico personale di Florentino Perez, l’ex presidente madridista, Galliani ha suggerito di lasciare fuori dall’uscio Franco Baldini, ex ds Roma, accusato, con doppio esposto alla Fifa, da via Turati di aver tentato un assalto fuorilegge a Kakà. Infine sono stati smussati gli spigoli provocati dalle differenti valutazioni dell’affare. Il Real è partito da 25 milioni di euro, Galliani ha risposto così: «Non mi metto in viaggio per questa cifra». Se è partito, vuol dire che il Real è sceso verso la quota messa a disposizione da Berlusconi per l’operazione, non più di 20 milioni di euro. Prima di sbarcare a Madrid, il tandem milanista è stato raggiunto da una voce, l’inserimento nella trattativa di Ambrosini, centrocampista gradito a Galbiati, il vice ascoltato di Capello. L’indiscrezione non ha trovato conferme.
L’ultimo ostacolo è stato spianato dalla mediazione di Cafu e Kakà. I due, sodali di Ronaldo e convinti assertori dell’utilità del suo trasferimento al Milan, hanno parlato a lungo con lo spogliatoio e passato garanzie allo stesso Carlo Ancelotti, molto tiepido. La frase sibillina pronunciata a Belgrado («Ronaldo è stato il più forte giocatore al mondo, potrebbe tornare a esserlo») ne è una riprova. Ancelotti non ha mai tifato per il Fenomeno: ha detto prima sì a Ibrahimovic, poi suggerito Suazo, infine schizzato l’identikit di Iaquinta. Galliani e Braida si sono schierati dalla parte di Berlusconi. Se deve arrivare uno, uno soltanto, dev’essere un campione. «Poi penseremo noi a rimetterlo in forma» hanno garantito a Milanlab. Al ritorno da Belgrado, Ancelotti è apparso meno rigido su Ronaldo.

E Ronaldo si è messo sulla strada di Milano.

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