Per indagare su Cristiano Ronaldo non ho chiesto a un tifoso, ma a una donna di gusto sicuro: «È un gran bono», è stata la risposta a bruciapelo. Contento per lui, ma l’ultima notizia su di lui lascia più che perplessi. Non si tratta dell’eliminazione del Portogallo dai campionati del mondo, bensì della sua paternità, annunciata sulle pagine di Facebook e di Twitter: «È con grande gioia ed emozione che annuncio di essere recentemente diventato padre di un bambino».
Bene, bravo, fa piacere che un giovane uomo decida di diventare padre. Oltretutto, è il secondo pensiero, beato bambino: figlio di un gran bono, per di più celebre e ricchissimo, nasce con tre camicie, anzi con tre maglie numero 10. Ma ecco il seguito della notizia: «Come convenuto con la madre, che preferisce mantenere il riserbo sulla sua identità, mio figlio sarà sotto la mia tutela esclusiva». Che vuol dire? La scelta delle parole è chiarissima: la mamma rinuncia al bambino, cedendolo (passandolo?) al calciatore. Il quale, altrettanto chiaramente, ha preteso che così fosse.
Lasciamo ai giornali specializzati la scoperta (certissima e imminente) di chi sia la donna e di quali siano le sue motivazioni: ovvero se abbia incastrato il bel Ronaldo o se abbia ceduto il figlio - non gratis, suppongo - perché il padre voleva il bambino ma non lei. Una mamma simile, comunque sia andata, forse è meglio perderla che averla.
Sì, ma il padre? Sia nell’ipotesi migliore (incastrato), sia in quella peggiore (cessione), ha deciso che fare il ragazzo padre sia meglio che mettere su famiglia. Certo, è comprensibile: pare che Cristiano, 25 anni, valutato e pagato non so quante decine di milioni di euro, sia un dongiovanni già incallito; leggo sui notiziari che anni fa si parlò anche di festini di gruppo ecc. Insomma, se la spassa, e la famiglia non aiuta certi divertimenti.
Sì, ma il bambino? Già siamo informati che la nonna Dolores e le zie Elma e Katia - felicissime - se ne stanno occupando. Sia data lode al cielo anche per la certezza che al pupo non mancheranno balie, tate e serventi a profusione. E però crescerà senza madre, che come handicap non è mica da poco. Anche perché il padre è un bellimbusto che durante l’ultima partita persa ha sputato contro le telecamere; non dà esattamente segni di stabilità e autocontrollo. La vicenda, ahimè, richiama alla mente quella di Michael Jackson (un altro che non avrei voluto come padre), che nel 2002 generò Prince Michael Jackson II, da madre ignota, ovvero affittando un utero.
Intendiamoci, sono convinto che nascere sia sempre meglio che non nascere, anche se con un genitore solo. Mi spingo a dire - sebbene sappia che molti lettori non sono d’accordo - che nascere da due madri o da due padri - omosessuali, come sempre più spesso sta avvenendo nel mondo - è meglio che non nascere. Ma in quei casi c’è di mezzo l’amore, omosessuale quanto volete ma amore. Quei bambini avranno due genitori, per quanto inconsueti: in genere, uno con un ruolo maschile e l’altro con il ruolo femminile. E i figli saranno tanto più amati quanto più sono stati voluti affrontando leggi, convenzioni, difficoltà e giudizi di ogni genere. Nel caso del bambino portoghese, invece, si sente solo odore di denaro, di un baratto, di un «voglio così perché me lo posso permettere».
Quello che Ronaldo non può comprare è il silenzio: «Nessuna informazione ulteriore sarà fornita su questo tema», ha dichiarato, «e chiedo a tutti di rispettare pienamente il mio diritto alla privacy (e quella del bambino), almeno su questioni personali come queste». Ci fa o ci è? Un personaggio talmente pubblico sa che il suo diritto alla privacy è limitato.
Ci auguriamo che quella del neonato (messa fra parentesi) sia rispettata fino in fondo, ma nessuno potrà impedire all’universo intero di discutere su questa paternità senza maternità, su questa maternità senza figliolanza, su questa partita di pallone con una squadra sola. E in cui il pallone sono tre o quattro chili di essere umano indifeso.Auguri, piccolo.
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