Mentre a pochi passi si ergevano maestosi i vecchi monumenti industriali dellex «Stalingrado dItalia» a Sesto San Giovanni, allinterno dell'hotel Villa Torretta, ci si è interrogati sui cambiamenti climatici, la crisi energetica, la difficile congiuntura finanziaria. Temi che sono stati oggetto di un convegno organizzato dalla Fondazione «Fare Futuro» dal titolo «Pacchetto clima Energia: una sfida tra costi e benefici».
Presenti il ministro per le Politiche comunitarie, Andrea Ronchi, Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni, Maurizio Beretta, direttore generale di Confindustria, e Giuliano Zuccoli, presidente del consiglio di gestione di A2A. Tutti concordi nellurgenza di una riflessione approfondita sulle questioni energetiche e ambientali e sulla loro ricaduta sulle economie nazionali. Sul pacchetto europeo per il clima, ha detto il ministro Ronchi, «stiamo lavorando per un accordo equo. Vogliamo contribuire a curare la malattia del pianeta, ma contemporaneamente dobbiamo anche far capire che non vogliamo disconoscere il protocollo di Kyoto, chiediamo solo un accordo equo. La trattativa - ha aggiunto - è complessa. Io sono convinto che ci siano le condizioni per arrivare ad un accordo equo, ma se non raggiungeremo unintesa saremo tutti con il presidente Berlusconi», che ha minacciato il veto sulla proposta europea.
Duro anche lintervento del numero uno dellEni: «Laccordo di Kyoto per lEuropa ha detto Paolo Scaroni rispondendo alla domanda su quanto costerà al mercato il piano Ue 20-20-20 che regola la riduzione progressiva delle emissioni nocive nel continente - si traduce in un costo per i consumatori e per le industrie europee». Nello specifico, lad dellazienda dal cane a sei zampe ha poi aggiunto che «lItalia è maggiormente penalizzata: sicuramente siamo il Paese più virtuoso in termini di emissioni di Co2, fare ancora più virtù diventa difficile». Quanto alle recenti dichiarazioni del governatore della Banca Centrale Libica che aveva parlato di un investimento nel colosso energetico, Scaroni ha risposto con una battuta: «Le partecipazioni degli investitori libici in Eni? Sono piccole cose. Personalmente non so nemmeno quanto abbiano».
Nessuna preoccupazione, infine, sul fronte degli approvvigionamenti di oro nero e su eventuali tagli alla produzione. Apprezzamento alla decisione del governo che ha rimesso in discussione il pacchetto è giunto anche da Giuliano Zuccoli, presidente del Consiglio di Gestione di A2A, che ha sottolineato come «il Paese si rende conto di essere su un crinale ad alto rischio».
A lanciare l'allarme per i posti di lavoro è stato, invece, il direttore generale di Confindustria, Maurizio Beretta.
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