«Ronde doc, non ci saranno teste calde»

Non chiamatele ronde, ma «volontari per la sicurezza». Il modello sono gli «angeli milanesi». Non è una questione di nomi per il ministro dell’Interno. È la sostanza del progetto: nessun arruolamento di «bulli da quattro soldi» ha garantito ieri Roberto Maroni in visita al comando regionale dei carabinieri di via Moscova. I sindaci - ha annunciato - potranno utilizzare solo delle pattuglie che abbiano ottenuto un «certificato di garanzia» della prefettura. «Non saranno ronde fai da te». Si tratterà di squadre composte da volontari preparati e esperti, preferibilmente poliziotti, carabinieri e vigili in congedo.
La filosofia della «sicurezza partecipata», quindi, ribalta pregiudizi e ambiguità. E smentisce quella che il ministro ha definito «confusione voluta e messa in giro ad arte», anche da una sinistra che «demonizza» quello che un suo dirigente importante, come il presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, vuole sostenere e finanziare. «Le cosiddette ronde sono cresciute a dismisura - ha detto Maroni - e devono essere regolamentate, per evitare che qualcuno magari vada in giro a mettere anche disordine». Il modello dunque è quello dei City Angels milanesi. «Con le loro due funzioni: prestare soccorso a chi sta male, ma anche lottare contro la criminalità, prevenire i reati. Con corsi di formazione e selezione molto severi».
D’altra parte, ha continuato Maroni, l’alternativa sarebbero 500mila nuove pattuglie delle forze dell’ordine. Ma per andare in giro nei quartieri di notte? Il potenziamento delle forze dell’ordine è previsto anch’esso nel decreto: 100 milioni per assumere 2.500 nuovi agenti fra poliziotti e carabinieri, e per risorse destinate alla manutenzione dei mezzi. Risorse sequestrate alla mafia. «Se fossi nei comandi lombardi non mi lascerei scappare questa occasione - ha suggerito - anche perché la Lombardia registra tutte le emergenze, criminalità organizzata, immigrazione clandestina, cellule legate all’estremismo islamico e ciò che resta della sinistra antagonista». «Comunque alla Lombardia ci penso io», ha scherzato. La distribuzione dei rinforzi sarà decisa presto: domani il ministro prenderà in esame una proposta del capo della polizia.
Questo sul campo della prevenzione. Quanto alla repressione, lo sforzo è arrivare a espulsioni vere dei clandestini. Con accordi con i Paesi d’origine, come ha chiesto il vicesindaco Riccardo De Corato. «Non ci saranno centri di identificazione in Lombardia», ha anticipato il ministro.
Per gli stupratori, intanto, stop agli arresti domiciliari e alle misure alternative al carcere. Sui campi-nomadi l’intervento va avanti, nonostante rilievi e distinguo: «Ci sono i fondi e i regolamenti. Procediamo per chiudere i campi abusivi».

Parole definitive invece, su un altro caso milanese, quello della moschea: «La soluzione è stata trovata - ha detto Maroni riferendosi al Palasharp - procediamo sulla strada giusta, e il prefetto ha la massima fiducia, mia e di tutto il governo. È un altro problema risolto».

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