Rondi: «È stata una festa per tutti e un mercato utile per il cinema»

Roma. Cinema di tutti, per tutti: questo lo slogan trasversalista, coniato da Gian Luigi Rondi per la quarta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, le cui grandi linee si sono tirate, ieri, in una singolare atmosfera da rendiconto finale, con uso di aperta ostilità. Finché, fino a un paio d’anni fa, al «Bettinorum» regnava l’incontrastata trojka veltroniana, la maggior parte dei critici poco o nulla aveva da rimproverare alla manifestazione capitolina che, arrivando buon'ultima (dopo Venezia e Toronto) cerca comunque d’industriarsi a celebrare le sue nozze con i fichi, neanche secchi, rimasti sul piatto dell’offerta filmica. I numeri, comunque, parlano abbastanza chiaro: quest’anno ci sono stati buoni incassi (compatibilmente con la crisi economica), film d’autore, grandi star e parecchia gioventù, dalle otto del mattino alle otto di sera (e pure oltre). «Qui non ci sono soltanto film per gli addetti ai lavori: ci sono anche i film per gli spettatori. C’è stato anche molto tappeto rosso, ma le star sono venute non soltanto fini a se stesse, ma per accompagnare i propri film», nota il presidente del festival, Rondi, che non si scompone più di tanto. Ogni star, un film, insomma (Clooney, Mirren, Gere, Streep, per esempio).
E la famosa «business street», ossia gli affari, il mercato, le compravendite per i 126 produttori presenti? «C’è stato un grande scambio dell’industria, che in un discorso continuo, inizia a "trattare" a Toronto e conclude a Roma, in pieno relax, quando anche l’anno sta per finire», dice col consueto pragmatismo Roberto Cicutto, a capo del Mercato Internazionale della kermesse. In prima linea sul fronte del botta e risposta di rito, il direttore artistico Piera Detassis argomenta: «Volete a ogni costo un’identità, per questo festival? Per me, è quella della festa, basata sulla presenza dei ragazzi. La selezione ufficiale, poi, ha unito glamour e qualità. Questo è un festival diverso, che non va assolutamente normalizzato, per potergli trovare un'etichetta precisa». E ciò sia detto con buona pace di chi, a sinistra, formalmente si batte per il meticciato, l’ibridazione, il melting pot e poi, di fatto, esige una cinerassegna fortemente identitaria, o, perlomeno, catalogabile. Ma veniamo ai numeri: 600.000 i visitatori dei luoghi del festival, con incremento rispetto all'anno scorso; 102.

000 il totale dei biglietti emessi; 188 le scuole coinvolte, tra Roma e provincia (e si preannuncia un’attività permanente con le scuole, durante anno); 85 i film in selezione ufficiale; 12 milioni e mezzo il costo secco del festival.

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