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Rosarno, è stata demolita l'ex fabbrica lager Maroni avvisa: "I clandestini saranno espulsi"

Il ministro: "La legge si applica". Demolita l'ex fabbrica lager. Quella speculazione delle arance. Bondi: "Simbolo fallimentare della sinistra". Una Regione uccisa dai clandestini in mano agli affaristi

Rosarno, è stata demolita l'ex fabbrica lager 
Maroni avvisa: "I clandestini saranno espulsi"

Reggio Calabria - "Queste situazioni le abbiamo ereditate e sono frutto di tolleranza sbagliata". Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni torna a parlare della rivolta di Rosarno. "Ci sono responsabilità diffuse che non intendiamo più tollerare". Gli immigrati di Rosarno che le forze di polizia hanno trasferito nei centri di Crotone e Bari, se risulteranno clandestini, verranno espulsi, ha spiegato Maroni: "La legge si applica e non si può fare diversamente". "La legge è legge e non si può interpretare o dire si applica tutti i giorni tranne il primo di marzo. Dal mio punto di vista è un giorno come gli altri", ha affermato il ministro rispondendo alla domanda su che cosa succederebbe agli immigrati che in primo marzo manifestassero in piazza per ricordare agli italiani il contributo da loro dato all'economia del Paese. "Se le forze dell'ordine scoprono che c'é un clandestino - ha aggiunto - deve essere preso, portato in un centro di identificazione ed espulsione, identificato ed espulso. Questa é la procedura che seguiamo sempre".

"Casini male informato" "C'e tanta gente che parla di cose che non conosce, o per sentito dire o perché ha scarse informazioni. Per esempio l'onorevole Casini ha detto che a Rosarno la polizia è stata inviata 48 ore dopo i disordini. Non è vero, é male informato". Polemizza Maroni. A Rosarno, ha proseguito il ministro, "la polizia c'era subito. Entro 48 ore sono stati mandati ulteriori rinforzi, ma la polizia era lì dal primo minuto". 

"In 2 anni 40mila espulsioni" Quarantamila clandestini rimpatriati in due anni e sbarchi ridotti del 90 per cento: "un risultato eccezionale", ha aggiunto Maroni. "Il nostro contrasto all'immigrazione clandestina - ha detto - si svolge in due azioni. Da un lato, l'espulsione del clandestino: in due anni sono stati 40mila i clandestini rimpatriati, che non è un numero irrilevante. Sull'altro fronte, si tratta di impedire che arrivino. Da questo punto di vista i risultati ottenuti nel 2009 sono eccezionali: basti pensare che nel 2008 sono arrivati oltre 30mila clandestini mentre nel 2009, quando abbiamo cominciato i respingimenti, solo circa 3mila, cioé il 10 per cento. Nel mese di dicembre 2008 ne sono sbarcati 2.786, nel mese di dicembre 2009, invece, 123. Impedire che arrivano e rispedire a casa i clandestini è il modo più efficace per combattere l'immigrazione clandestina". Maroni ha quindi sottolineato che "ultimamente l'azione di identificazione si è intensificata ed è per questo che nel corso del 2010 abbiamo deciso di realizzare altri 8 nuovi centri di identificazione ed espulsione in particolare nelle regioni in cui questi centri non ci sono".

Accuse alle autorità locali Maroni, tornando sulle sue parole sulla "troppa tolleranza" nei confronti dei clandestini che hanno suscitato tante politiche, ha detto di aver "parlato di quella tolleranza che negli ultimi dieci anni ha accolto decine di migliaia di clandestini senza fare nulla, che non è intervenuta per rimuovere le condizioni di degrado in cui queste persone si sono trovate - mi riferisco alle autorità locali e territoriali - e che ha determinato il crearsi di comunità così numerose, come quella di Rosarno e non solo, che erano vere e proprie bombe innescate. Noi abbiamo dovuto agire con grande prudenza proprio per evitare che la bomba scoppiasse". "Finora - ha proseguito - siamo intervenuti per controllare queste situazioni e svuotare progressivamente questi bacini. Purtroppo a Rosarno si sono determinate delle condizioni che hanno provocato proprio quello che noi temevamo e siamo subito intervenuti. Ci sono situazioni come Rosarno, Castelvolturno e altre, di grande tensione, nei confronti delle quali procediamo con la necessaria prudenza, ma assoluta determinazione". "Queste situazioni - ha aggiunto il ministro - le abbiamo ereditate e sono frutto di un atteggiamento di tolleranza sbagliata che si è protratto negli ultimi anni". In tutto ciò, ha proseguito il responsabile del Viminale, "la Bossi-Fini non c'entra niente. Questa legge stabilisce anzi un principio sacrosanto, e cioé che può entrare in Italia solo chi ha un contratto di lavoro. E' la legge che noi stiamo applicando, ma che purtroppo spesso viene violata, disapplicata, perché il racket della criminalità riesce a far entrare in Italia clandestinamente queste persone". 

Bindi, Minnitti e Casini: critiche a Maroni "La vergogna di Rosarno dovrebbe consigliare una riflessione seria sul fallimento della Bossi Fini. Continua invece da parte del governo un penoso scaricabarile", dice Rosy Bindi, presidente del Pd, secondo cui "il trasferimento coatto dei lavoratori extracomunitari, che somiglia molto ai respingimenti in mare, ne ha umiliato ancora una volta la dignità". A Maroni, che ha ricordato gli "eccezionali risultati" dell'azione del governo replica Marco Minniti, sempre del Pd: è proprio "la Bossi-Fini che ha prodotto una crescita senza precedenti della clandestinità, inchiodando gli immigrati al ruolo di fuorilegge e rendendoli di fatto ricattabili". Secondo il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, "la Bossi-Fini non risolve il problema", ma bisogna mettere al centro "la questione dell'integrazione degli extracomunitari che sono importanti in un Paese come il nostro che sta invecchiando".

L'esodo di immigrati in fuga da Rosarno. Stanotte a centinaia sono stati fatti partire su treni e bus diretti al Nord Italia e ai centri d'accoglienza di Bari e Crotone. Oltre 1.200 le persone già trasferite. L'obiettivo della task force del Viminale è portar via tutti gli immigrati da Rosarno entro oggi. Sono partiti a gruppi in nottata dalla stazione di Lamezia Terme alcune centinaia di immigrati giunti in serata da Rosarno. Un primo gruppo di circa 60 persone ha lasciato la stazione su un treno che è partito alle 0.30. Un altro gruppo di circa 200 persone ha lasciato la stazione della città calabrese più tardi. La parte rimanente di immigrati prenderà un altro convoglio che arriverà nelle prossime ore. Le operazioni di imbarco sui convogli si sono svolte in tutta tranquillità e la situazione è stata tenuta sotto controllo da poliziotti, baschi verdi della guardia di finanza e carabinieri. Non sono mancati gli intoppi per il fatto che gli immigrati avevano difficoltà ad indicare le loro destinazioni non riuscendo ad esprimersi bene in italiano. Alcuni, inoltre, non avevano nemmeno i soldi per acquistare i biglietti. I volontari della protezione civile hanno distribuito acqua e panini. Sul posto è giunto anche il sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza.

"Treni speciali" Istituzione di treni o vagoni speciali agli immigrati che lasciano Rosarno. E' la proposta del sindaco di Lamezia Terme dopo che nella notte è stato a far visita agli immigrati provenienti da Rosarno e fermi nella stazione centrale della città. "Comprendo benissimo - prosegue Speranza - che queste persone non possono stare a Rosarno ma, visto che credo che il problema continuo e pressante si protrarrà, chiedo al governo di non scaricarlo tutto su Forze dell'ordine e Comuni, ma di organizzare treni o vagoni speciali per far viaggiare in maniera sicura sia gli immigrati sia gli altri passeggeri". "Ringrazio molto - aggiunge Speranza - Polizia, Guardia di Finanza, Carabinieri e Polfer perché hanno seguito gli immigrati passo passo. Come ringrazio Protezione Civile, volontariato e comunità di accoglienza che hanno assistito con viveri e bevande gli immigrati. Insieme a loro un ringraziamento va anche al personale delle ferrovie di Stato ed ai passeggeri che hanno saputo farsi carico dei disagi di una situazione.

Ruspe in azione Sono iniziati i lavori per demolire i rifugi precari dove vivevano gli immigrati, veri e propri monumenti alla disumanità. Oggi tocca all'ex Rognetta, nei prossimi giorni sarà la volta dell'ex Opera Sila e dei capannoni a Rizziconi.

Chi ha guidato la rivolta della gente di Rosarno? E perchè l’ha fatto? Sono queste le domande che gli inquirenti stanno ponendo, dopo aver fronteggiato l’emergenza seguita agli scontri di piazza nel centro della Piana di Gioia Tauro. Con i trasferimenti degli extracomunitari nei centri di accoglienza di Crotone e Bari, quasi ultimati, gli investigatori vogliono capire che cosa è successo. Ogni voce, ogni momento delle ultime ore sarà ripercorso. Il procuratore di Palmi Giuseppe Creazzo spiega: "Stiamo indagando a tutto campo. Non abbiamo un’ipotesi investigativa previlegiata. La ’ndrangheta potrebbe aver fomentato la protesta? Ci vogliono elementi chiari che indichino questa strada".

Il ruolo della 'ndrangheta I dati certi, per ora, sono che tutti e tre gli italiani fermati per gli scontri e i disordini non sono sconosciuti alla giustizia. Antonio Bellocco è figlio di un esponente di spicco della omonima cosca che è egemone nella Piana di Gioia. L’uomo è accusato di resistenza e violenza a pubblico ufficiale in particolare si sarebbe rifiutato di mostrare i propri documenti agli uomini delle forze dell’ordine nel corso delle violente manifestazioni che si sono svolte. Un altro dei fermati è stato condannato di recente per omicidio colposo. Due anni fa nella notte di Capodanno uccise la fidanzata con un colpo di pistola partito in modo accidentale. La convalida delle misure cautelari degli italiani sarà esaminata lunedì mattina dal giudice.

Gli immigrati fermati Invece per cinque immigrati il fermo è già stato tramutato in arresto e sono al momento al carcere di Palmi. Entro i primi giorni della prossima settimana, poi, saranno esaminate le posizioni di altri due extracomunitari detenuti in stato di fermo. Lo sfruttamento nei campi In merito allo sfruttamento dei clandestini alla sostanziale riduzione in schiavitù dei braccianti immigrati dalla procura di Palmi si sottolinea come nel recente passato siano stati avviati diversi procedimenti riguardo il coinvolgimento in queste attività delle cosche. "Procederemo in tutti i sensi - ha proseguito il procuratore Creazzo - condurremo indagini accurate per stabilità responsabilità certe". La storia della rivolta degli immigrati e degli scontri avvenuti a Rosarno non è quindi finita.

La fuga da Rosarno Hanno già lasciato Rosarno molti immigrati africani che lavoravano negli uliveti e negli agrumeti della piana di Gioia Tauro. Altri lo tanno per fare. In centinaia hanno raccolto in fretta e furia i loro bagagli per salire sui pullman messi a disposizione dalle autorità per il trasferimento nei centri di prima accoglienza di Crotone, Bari o della Sicilia. Molti si sono allontanati in treno sotto l’occhio vigile delle forze dell’ordine, oppure con mezzi propri per raggiungere la Campania o la Sicilia, dove sperano di poter lavorare nelle campagne. Dopo gli scontri violenti verificatisi giovedi e venerdi, gli immigrati africani, che fino a pochi giorni fa avevano ricevuto la solidarietà di molti rosarnesi e delle associazioni di volontariato, sono diventati i "nemici da additare". La loro colpa: avere messo a ferro e fuoco una cittadina.

Un immigrato è stato ferito con alcuni colpi di fucile caricato a pallini nelle campagne di Gioia Tauro, a pochi chilometri da Rosarno (Reggio Calabria). L’uomo è stato ricoverato all’ospedale della città; le sue condizioni non sarebbero gravi. Liberati dall'assedio Una quindicina di immigrati, rifugiatisi in un capannone in prossimità della "Rognetta" sono stati liberati dalla forze dell’ordine dopo che erano stati minacciati da una persona che, secondo quanto riferito agli investigatori, era armata. Le forze di polizia giunte sul posto non hanno però trovato nessuna persona armata fuori del casolare e comunque hanno poi fatto uscire gli extracomunitari, scortandoli in un centro di raccolta per poi trasferirli insieme agli altri immigrati nei centri di accoglienza.

La Questura: via le baraccopoli Gli insediamenti abusivi realizzati all’interno di ex fabbriche a Rosarno, verranno smantellate in tempi brevi. Lo hanno assicurato fonti della questura di Reggio Calabria, sottolineando che è già stato dato l’incarico ad alcune ditte specializzate di sbaraccare gli insediamenti con l’obiettivo di evitare che in futuro gli immigrati possano vivere in condizioni così degradate.

Bertone: "Immigrati sfruttati" Il segretario di Stato Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, fa appello alla cessazione della violenza a Rosarno e denuncia le "gravi condizioni di lavoro" alle quali sono sottoposti gli immigrati. "La situazione in Calabria preoccupa e affligge tutti - ha detto il cardinale Bertone - soprattutto per le gravi condizioni di lavoro a cui sono sottoposti i migrati, che pure rendono un servizio prezioso all’agricoltura e all’attività locale". Interpellato dai giornalisti a margine dell’inaugurazione dell’anno giudiziario dello Stato della Città del Vaticano, il porporato ha sottolineato che "la giustizia diventa ingiustizia quando si adotta la violenza" ed ha auspicato un "riscatto di vita secondo giustizia". Il cardinale Bertone ha citato il salmo 71 per invitare tutti alla "osservanza delle leggi" all’agire "secondo giustizia" e alla necessità di promuovere "pace, riconciliazione e accoglienza reciproca".

Napolitano: "Fermare ogni violenza" A Rosarno "è indispensabile fermare senza indugio ogni violenza". È l’appello del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che, informa il Quirinale, "ha acquisito informazioni sui gravi episodi di Rosarno e segue con attenzione l’evolversi della situazione. Anche allo scopo di discutere e affrontare i problemi che interessano la cittadinanza è indispensabile fermare senza indugio ogni violenza".

Sono 53 le persone rimaste ferite Questi i numeri degli scontri stando alle informazioni in possesso della Questura. Feriti: 21 immigrati, otto dei quali ancora in ospedale, nessuno in pericolo di vita; 14 italiani che si sono fatti solo medicare; 10 agenti di polizia, 8 carabinieri. Immigrati trasferiti: 709, 440 portati nel Cpa di Crotone e 269 in quello di Bari; a questi vanno aggiunti alcune centinaia di immigrati che si sono allontanati con mezzi propri e che non sono quantificabili con esattezza. Arresti: tre italiani (l'udienza di convalida dovrebbe svolgersi lunedì) e sette stranieri per cinque dei quali l'arresto è stato convalidato dal gip. 

Manganelli invia rinforzi Un "consistente contingente di uomini delle forze di polizia, per assicurare il miglior controllo del territorio e garantire serenità a tutta la popolazione presente" è stato inviato a Rosarno su disposizione del capo della Polizia, Antonio Manganelli, sentito il ministro dell’Interno Roberto Maroni e d’intesa con il comandante Generale dell’ Arma dei Carabinieri, generale Leonardo Gallitelli. Insieme al contingente il vice questore vicario della Questura di Reggio Calabria, Salvatore La Porta.

Gli scontri Giovedi centinaia di immigrati, che lavorano alla raccolta degli agrumi e degli ortaggi e vivono in alcuni capannoni fuori dai centri abitati, hanno distrutto auto in sosta e dato fuoco ai cassonetti. Ma cos'è che ha fatto esplodere la rabbia? Alcuni extracomunitari sarebbero stati colpiti con una pistola ad aria compressa.

Alle violenze in piazza sono seguiti gli scontri con la polizia.

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