Rossella Brescia: "Col mio seno super ho perso la danza, ma ho vinto la tv"

La bella showgirl spiega il successo di "Colorado". "Mi diverto un sacco con il varietà di Italia1. Il cinema? Se mi chiamasse Almodovar..."

Rossella Brescia: "Col mio seno super 
ho perso la danza, ma ho vinto la tv"

Milano - Si è scelto uno sfondo da Far West, con tanto di deserto e cactus. Il nome lo imponeva, ma non è che quell’immagine fosse poi di così buon augurio. Invece, nel deserto di Colorado, il varietà comico di Italia 1, ci è finita un sacco di gente. I dati non scherzano: tre milioni di spettatori a puntata (13,50 per cento di share) indicano che Colorado si è fatto maggiorenne. Rossella Brescia è la veterana dello show, conduttrice da due edizioni con Beppe Braida e icona sexy della situazione. Quando entrò in tv nel 1995 (Cuori e denari con Alberto Castagna, Canale 5) la sua missione era chiara, bell’e scritta nel codice genetico: con quel corpo e quelle capacità (diplomata all’Accademia Nazionale di Danza con il massimo dei voti) Rossella doveva ballare. Ma il sogno era triplice: oltre alla danza, questo il suo «mantra», «recitare in un film e condurre uno show». Le resta il cinema (la fiction è fatta: proprio Don Matteo, attuale grande rivale del giovedì), ma quanto a condurre uno show, si può ben dire che anche lei, in questo annus mirabilis, si è fatta maggiorenne.

Rossella Brescia, se l’aspettava questo successo di Colorado?
«Un po’ me lo aspettavo. Anche l’anno scorso fu straordinario. Si parlò di una media del 12 per cento di share con punte del 19, che per Italia 1 è roba grossa. E comunque Colorado ha una sua forte identità, da sempre. Ho visto crescere questo programma, per me è un figlio».

Prima di Colorado lei era la bella e inaccessibile ballerina di Buona domenica, poi è diventata la partner dei ragazzi di Saranno famosi, infine istruttrice ad Amici. Cosa l’ha spinta a puntare tutto sul cabaret?
«La voglia di mettermi in gioco. Ma sempre in modo graduale. Ho cominciato con un ruolo più marginale: oggi ho le redini dello show con Beppe, un collega con cui ho un rapporto fantastico, e addirittura mi lancio nelle imitazioni. Ho fatto Michelle Hunziker, questa sera mi vedrete imitare la Carrà, e ho replicato anche... Luca Giurato».

In effetti, quanto di più somaticamente lontano da lei...
Sorride. «Sì, mi diverto un sacco. Nella vita sono timida, sul palco mi sento a mio agio. Sin da piccola, mi sono sempre lanciata. Presentavo gli spettacolini d’oratorio in Puglia. E poi, diciamo la verità, sono diventata ballerina perché a Martina Franca la scuola di danza era la più semplice da trovare. Certo, ero portata, ma tutto il mondo dello spettacolo mi incuriosiva».

Poi, dice la leggenda, dovette lasciare la danza classica perché si ritrovò quel corpo...
Ride. «Altro che leggenda, tutto vero. Ma sono pentita di aver rinunciato. Diciamo che in quell’occasione ebbi poche palle e... troppe tette. Oggi mi tolgo la soddisfazione di preparare uno spettacolo insieme a Luciana Savignano e Carla Fracci: si intitola I Have a Dream, regia di Beppe Menegatti, dal 14 al 18 febbraio al Teatro Massimo di Palermo. È incentrato su alcune grandi figure della storia come Madre Teresa di Calcutta e Martin Luther King».

Insomma, dalla coppia Savignano-Fracci alle ex Pupe, che in Colorado fanno da ballerine di fila: un bel passo di danza...
«Ah, le Pupe le adoro. Non so come fanno. Hanno un rapporto sereno col proprio corpo, non si vergognano di nulla, sono belle e felici di mostrarsi. Quando mi dicono che sono sexy, io rispondo: ma le avete viste le ragazze scatenate di oggi? Io sono una ragazza all’antica».

Per tornare a quell’idea fissa del cinema: lei ha sempre ammesso di desiderare una parte in un film, ma non una qualsiasi.

Da quale regista le piacerebbe ricevere una telefonata?
«Proposte cinematografiche ne ho avute, ma sono un tipo molto razionale, devo credere veramente in un ruolo per accettare. Partire male può bruciarti. Quale regista mi piace? Per non coinvolgere gli italiani, dico Almodóvar. Un grandissimo artista: adoro la sua sincerità psicologica».

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