Alla fine è stato accontentato. Il Gran premio dItalia classe MotoGp non lha vinto nessuno. Così come Valentino, prima del via, si era augurato in collegamento telefonico con i telecronisti di Italia 1, Guido Meda e Loris Reggiani. Sì, perché Pedrosa, Lorenzo, Dovizioso, sì... ma lui dovera?
La verità è che mentre Valentino si curerà e rifletterà sul da farsi, la svolta per tutti noi sarà epocale. Per cui meglio prepararci e lavorare danticipo abituandoci a uno sport nuovo: il motomondiale del temporaneamente senza Vale o del dopo Vale. Ne avremo la riprova fra due settimane in Inghilterra e poi in Olanda e a Barcellona. Ecco, forse solo in Spagna, meglio dire Catalogna, con Lorenzo e Pedrosa a darsele di santa ragione, forse solo in questo caso domenica sera sirradierà un vago senso di normalità anche senza Rossi in zona. Sensazione vaga e straniera però. Perché anche lì, fra i calienti tifosi iberici che lo applaudivano anche quando matava i loro tori, ci sarà la cruda consapevolezza di una mancanza.
È la prova del nove, è il nodo che viene al pettine, è quel te lavevo detto a cui nessuno aveva mai voluto credere: lincidente di Valentino fornisce a tutti noi loccasione, dolorosa, di capire quanto questuomo di 31 anni ha rivoluzionato il motomondo. La sua convalescenza sarà la nostra, però dai postumi di una lunga sbornia costruita sulle sue vittorie e le nostre pretese sempre più alte e difficili che Rossi, puntualmente, ha saputo soddisfare. Ci ha lavorato per quindici anni, praticamente una vita.
Agli scettici in giro, alla gente che dice e pensa che anche senza Valentino questo sport - e forse lo sport azzurro in generale - sarà lo stesso, meglio fare click e selezionare un bel rewind così da riascoltare il Rossi ferito di ieri che in diretta telefonica, pochi istanti prima del via, ha detto: «È stata una brutta caduta, un brutto infortunio, ma sta andando bene perché ho scoperto di avere un ottimo rapporto con la morfina...». Battuta, scherzo, sorriso. Ce ne sono altri in giro capaci di sposare talento infinito e dialettica e ironia intelligente? E ancora: «Loperazione è andata al meglio, il prof. Buzzi (primario del Cto) ha lavorato bene e sono accudito come uno di famiglia. Ora ci sarà unaltra operazione per chiudere la ferita, poi penseremo alla riabilitazione... Sono stati momenti difficili, dopo la caduta ho avuto paura, sai vedere il piede come staccato... poi è andata meglio. Mi hanno fatto la spinale, mi hanno sedato. Quando mi sono svegliato cerano gli infermieri che mi consolavano... Se ho rivisto lincidente? Sì, faceva impressione ma vi assicuro che era peggio visto dalla moto...». Battuta, scherzo, sorriso.
E tremenda verità. Un altro così dove lo troviamo? Per cui tutti rigorosamente ad allenarci per il dopo Vale o il temporaneamente senza o ad attaccarci disperatamente alle parole del professor Buzzi che dice «fra qualche giorno potrà riappoggiare il piede, il morale è buono e i piloti, gli atleti, lo sappiamo, hanno risorse per recuperare più velocemente». O a quelle più tenere di mamma Stefania, «mio figlio non vede lora di tornare, io invece spero faccia con calma...».
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