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Rossi arranca, Melandri vola «Il futuro siamo noi giovani»

L’età media del podio turco è sotto i 22 anni. Il vincitore: «Visto, la Honda ha fatto bene a lasciare a casa Biaggi & C.»

Rossi arranca, Melandri vola «Il futuro siamo noi giovani»

Nanni Scaglia

da Istanbul

È in crisi. È un grande. È di nuovo in difficoltà. È il più forte di tutti. In questa fantastica MotoGP, tanto equilibrata, quanto spettacolare, basta pochissimo per passare da primo a decimo, da fenomeno a mediocre. Lo sa bene Marco Melandri, che dopo essere diventato il rivale di Valentino Rossi a fine 2005, grazie a due successi strepitosi, ha iniziato il 2006 con mille problemi, battuto da compagni di squadra, o comunque di marca, decisamente meno esperti e blasonati. Ma proprio quando meno te lo aspetti, ecco il trionfo, arrivato su una pista magica per Melandri, perché nella passata stagione gli ha regalato il primo successo in MotoGP e questa volta lo riporta nelle posizioni che più gli competono. «Ero aggressivo, spingevo forte sulle pedane, volevo un risultato importante a tutti i costi», si è lasciato andare il pilota del team Gresini una volta tagliato il traguardo, in un misto di emozioni altalenanti proprio come questo inizio di stagione, per certi versi anomalo, sicuramente con nuovi protagonisti capaci di andare forte.
Ma anche il fine settimana di Marco è stato un susseguirsi di stati d'animo positivi e negativi, di certezze ritrovate e di difficoltà impreviste: terzo il venerdì dopo le prime prove sull'asciutto e con il morale alle stelle, addirittura quattordicesimo e in depressione sabato sotto l'acqua, sesto e moderatamente soddisfatto dopo il warm up della mattina. «Sapevo di poter andare forte se non fosse piovuto - racconta -, ma non potevo pensare di vincere partendo dalla quinta fila». Dopo poche curve, Melandri era già sesto, posizione nella quale ha chiuso il primo giro, al nono era terzo e all'undicesimo primo. Con metà gara ancora da percorrere, mentre Valentino Rossi tentava la rimonta dalle retrovie dopo un dritto al secondo passaggio, la vittoria se la sono giocata in quattro: Melandri, Stoner, Hayden e Pedrosa, caduto all'inizio dell'ultimo giro, mentre si trovava in terza posizione. Tutti giovanissimi, con un'età media inferiore ai 22 anni, tutti assatanati e con una gran voglia di primeggiare. «Stoner e Pedrosa - dice Marco - sembrano nati sulla MotoGP da tanto vanno forte e credo che, chi criticava la Honda, chi diceva che sbagliava a lasciare a casa piloti esperti per i più giovani, ora non possa più parlare».
Un po' di veleno su chi l'ha messo in discussione, come Max Biaggi tanto per non fare nomi, su chi credeva che Melandri avesse dato tutto nelle ultime due gare dell'anno scorso. «In questi mesi difficilissimi - svela - sono stato calmo, credo di aver dimostrato maturazione. Ho fatto mio il consiglio che mi ha dato Kevin Schwantz (un grande pilota del passato, ndr), di correre per il campionato quando la moto non ti piace e di puntare alla vittoria quando sei a posto. Così ho fatto. A Jerez e in Qatar è stata dura accontentarsi di un piazzamento quando sai come pilota di poter vincere, ma avevo problemi con la moto. Non raccontavo storie e soltanto nelle prove dopo il Qatar la situazione è cambiata, ho ritrovato il piacere di guidare. La squadra è stata veramente superba, anche se qualcuno diceva il contrario, e sono arrivato a Istanbul con la consapevolezza di poter fare bene. Anche dopo le prove sono rimasto tranquillo e al via ho pensato a quando gioco con la play station, quando mi piace partire dietro per vedere se recupero. Lo facevo anche ai tempi delle minimoto».
Questa, però, è la MotoGP e per vincere Melandri ha dovuto battersi come un leone contro Pedrosa e, soprattutto Stoner, che Marco ha infilato soltanto a pochi metri dal traguardo.

«Lui ha guidato fortissimo e la chicane che precede l'arrivo era l'unico punto dove potessi passarlo. Dovevo provarci, mi sono messo all'interno, ma senza esagerare, volevo che lui mi vedesse, perché se andavo largo doveva allargare anche lui. Così è stato». E così Marco Melandri è tornato grandissimo.

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