«Ieri, un fantasma nudo che passeggia con la Canalis, oggi, il destinatario di accertamenti megagalattici, domani, forse astronauta su Marte». Valentino Rossi reagisce così alla notizia della notifica fiscale, e ironizza sulla «leggerezza» con cui i giornali passano dal gossip ai suoi affari. «Il fisco fa giustamente il proprio mestiere, ma questo genere di questioni va discusso nelle sedi appropriate. I miei consulenti stanno già esaminando la questione». La linea di difesa traspare dalle sue parole: «Vivo a Londra, città straordinaria, sin dal 2000, lo sa tutto il mondo. Così come tutti sanno che per sette mesi all’anno giro per lavoro». In Italia torna, certo, per trovare familiari e amici. Ma - questa sarebbe la conclusione - non ci vive. E quindi, i redditi li dichiara in Gran Bretagna, dove risiede.
Proprio questa considerazione rischia di far esplodere una querelle tra il fisco italiano e quello britannico. Il caso Rossi ha messo sotto gli occhi del viceministro dell’Economia Vincenzo Visco una «singolare situazione»: una sorta di concorrenza sleale tra Stati, un gioco al ribasso sulle tasse. Al punto da chiamare in causa la Ue. «Questa situazione - analizza Visco - è resa possibile dal fatto che, in base alle leggi britanniche, una più o meno fittizia residenza a Londra permette di non versare tasse nel proprio paese.
Ho chiesto agli uffici di verificare la rispondenza di queste norme allo spirito dell’Unione europea e di verificare se ci sono gli estremi per un eventuale ricorso a Strasburgo: queste norme sembrano andare al di là della normale competizione tra Stati». E sulla vicenda Rossi, niente sconti patriottici: «Mi dispiace per Rossi, di cui sono un grande tifoso. Ma le leggi devono essere rispettate».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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