I dettagli. Con i campioni bisogna sempre far caso ai dettagli. Valentino Rossi dove va a vincere il primo Gran premio della sua nuova vita sportiva, sei mesi dopo quell’11 aprile, Qatar, ultimo trionfo prima delle fratture del Mugello? Va a vincere a Sepang, dove un tempo soleva festeggiare le conquiste mondiali. Ancora. E quando Valentino torna alla vittoria? Ma certo, nel giorno in cui il compagno Lorenzo diventa campione del mondo succedendogli in tutto e per tutto: cioè in vetta al mondo e come leader della casa nipponica. Altri dettagli. Che vittoria è questa? La numero 46 con la Yamaha, quasi una lettera d’addio prima di approdare alla Ducati. E come vince Valentino? Si limita a trionfare e basta? Macché, è ingordo, affamato, assetato, si beve i rivali, si prepara una frittata di varia umanità motoristica, fatta di ottimi piloti, alcuni potenziali campioni come Dovizioso secondo, altri veri fuoriclasse come Lorenzo terzo, manca Stoner, caduto nel primo giro. Può bastare al Dottore? No. Valentino ha bisogno dell’impresa e il Dio dei motori gliela offre: non solo scatta sesto causa brutte qualifiche, parte anche male, malissimo, in pochi metri l’uomo che da lì a poco farà frittata degli altri viene sorseggiato come un frappé, sesto, settimo, addirittura undicesimo.
Ecco curati i dettagli. Ora è tutto pronto per l’impresa. E che impresa sia. E impresa sarà. «A casa vi siete divertiti? Eh? Mi dovete tutti una pizza...» dirà il Vale con gli occhioni da cerbiatto incollati alla telecamera cercando disperatamente di non far capire quanto goda per quel trionfo nel posto giusto, nel giorno giusto, nel momento giusto. Un godimento, il suo, figlio della lunga attesa seguita alla caduta del Mugello, a inizio giugno, un piacere reso enormemente più grande perché va a guastare in parte la festa del compagno Lorenzo. Anche se non lo dice, non lo dirà mai, anzi, farà gli onori al neo campione del mondo: «Voglio congratularmi con Jorge, ha conquistato una grande titolo e lo ha meritato». Parole che non tracimano simpatia ma il rispetto che si deve a un altro Fenomeno. Seguiranno abbraccio e pacca sulle spalle. «Lorenzo è stato velocissimo in qualunque condizione, e non ha mai fatto errori... però tornare al successo in questa gara è importante e mi rende veramente felice. È la vittoria numero 46 con la Yamaha, dovevo provarci e sapevo di poterlo fare».
Bravo, bravissimo Lorenzo, con Stoner l’unico pilota veramente all’altezza del Dottore. Un fuoriclasse, questo 23enne maiorchino, che però ha sbagliato certi conticini. Non doveva infatti inimicarsi così tanto Valentino; Stoner, ad esempio, non l’ha fatto, Stoner ha detto quel doveva dire ma non è mai andato oltre. Jorge sì. Da quel tifo «Biaggi da sempre» alle plateali proteste per il duello con Valentino di domenica scorsa, in Giappone. Il loro poteva essere un passaggio di consegne è diventato per Vale, complice il tradimento Yamaha che ha preferito lo spagnolo al vecchio campione, un motivo per correre altri anni. Cosa che la Ducati ancora si frega le mani.
Ma si diceva di Jorge. Anche in questo caso contano i dettagli. Ieri è parso quasi arrendevole quando Rossi l’ha raggiunto. Certo, voleva e doveva evitare guai in chiave mondiale, memore del duello perso a Motegi, ma la sensazione grande è che abbia ecceduto in arrendevolezza proprio per evitare di rovinare il sigillo iridato con un altro duello platealmente perso.
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