Pietro Acquafredda
Mozart non sarebbe morto giovane, il 5 dicembre del 1791. Da questo presupposto letterario e di fantasia monta la materia del libretto che nel 91 Lorenzo Arruga approntò per loperina di Sergio Rendine, Un segreto dimportanza, ossia La faticosa vecchiaia di W. A. Mozart, andato in scena allOpera di Montecarlo; ripreso poi a Bologna e che ora approda a Roma, in coppia con una cantata scenica De profundis, sempre di Rendine, libretto di Egale Cerroni, in prima assoluta.
Ambedue i lavori, prendono a pretesto la morte del grande musicista. Nel primo, Arruga, racconta che Mozart non sarebbe morto alla data che tutti conosciamo; ma, inseguito dai debiti e dai mariti cui il musicista aveva insidiato le mogli, si sarebbe rifugiato in Italia, dove avrebbe lavorato come un negro, scrivendo musica fino alletà di 73 anni, nel 1829, quando sarebbe davvero morto, e firmandola con lo pseudonimo di Gioacchino Rossini. Questa fantasiosa invenzione, alla quale ovviamente il librettista sembra affezionato, spiegherebbe con maggiore verosimiglianza, perché mai Rossini esattamente nel 1829, dopo aver scritto il Guglielmo Tell, avrebbe smesso di scrivere per il teatro. Certo, inventa Arruga, perché Mozart che lavorava per lui, era morto. Ipotesi fantasiosa ma non priva di fascino, incarnata in un bello spettacolo firmato da Dan Jammett, scene e costumi di Dick Byrd, solisti: Anna Laura Longo (Isabella Colbran); Romano Franceschetto (Rossini), Francesco Piccoli (Mozart), Giuseppe Nicodemo (Padre Mattei).
Il secondo lavoro, al suo battesimo, in forma di cantata scenica, riporta il pubblico ad un preciso momento spazio-temporale, quello immediatamente precedente la morte del musicista, quando nella sua mente scorrono persone e fatti di tutta la vita. La regia di questa primizia romana di Rendine è di Tito Schipa jr.
Teatro Nazionale. Direttore Marzio Conti. Domani ore 20.30. Repliche: giovedì 9 e venerdì 10, ore 20.30; sabato 11, ore 18; domenica 12, ore 16.30. Info: 06-481601.
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