Rossoblucerchiati, Federer e Alinghi: Genova può rinascere dallo sport

Rossoblucerchiati, Federer e Alinghi: Genova può rinascere dallo sport

(...) con il ritorno del Genoa alle competizioni continentali dopo l’epopea degli eroi di Anfield Road, quando il 18 marzo 1992 i rossoblù espugnarono il campo del Liverpool, che era imbattuto dal 1973, eliminando i Reds. Certo, l’Odense al primo turno non è il Liverpool alle soglie di un sogno, ma comunque siamo nei dintorni della storia per una squadra che quattro campionati fa era in serie C.
E poi, domenica si riparte con il campionato, subito con una partita di cartello come Genoa-Roma, che è come dire bersi lo champagne a inizio pasto, anzichè innaffiarci il dessert.
E poi, nelle acque davanti alla Fiera, continuano gli allenamenti in mare del catamarano di Alinghi, che affronterà la sfida della Coppa America contro Bmw-Oracle. Un evento per una città e una regione che, finora, le barche dell’America’s cup le avevano viste soltanto esposte al Nautico o allo Yacht Club Italiano quando Luna Rossa gareggiava sotto le insegne degli armatori del Porticciolo Duca degli Abruzzi.
Ma il tutto lasciava sempre l’impressione di un’operazione con un chè di museale, un modo di sciacquarsi la bocca con la propria passione per la vela, ma senza assaporare gli schizzi salati delle regate. Soprattutto - con tutta la buona volontà del Nautico e dello Yacht Club - mancava qualcosa che potesse andare oltre. Ad esempio, la lotta per vedersi assegnare almeno un «Act» della Coppa. E invece con lo sbarco (anzi, l’apparizione dal cielo in elicottero) del catamarano di Bertarelli davanti ai cantieri Amico, ora si può provare a raccontare un’altra storia. Una storia in cui Genova e la Liguria diventino soggetto e non più semplicemente complemento oggetto della Coppa.
Fra l’altro, sarebbe sbagliatissimo pensare che si tratti di un discorso ozioso, di roba solo per supertecnici di vela. Perchè - e la prova provata è la Valencia degli ultimi anni, cambiata grazie a Calatrava, ma anche grazie alla vela, alla Motogp e alla Formula uno - la Coppa America è un grande volano di crescita per una città e per una regione. Sempre che si voglia crescere, certo.
E poi, esattamente fra un mese, a Valletta Cambiaso si giocherà Italia-Svizzera di Coppa Davis, sfida decisiva per tornare nella serie A del tennis mondiale. Già così, sarebbe sufficiente per capire che si tratta di qualcosa di davvero importante. Ma pensare che il numero uno svizzero è anche il numero uno mondiale, Roger Federer intendo, dà ulteriore nobiltà all’evento e al mese magico dello sport genovese.
Insomma, tutto in poche settimane. Insomma, Genova torna capitale. Certo, è sport. Ma insegna moltissimo. Ma è la metafora più forte, tangibile e reale che oggi abbiamo a disposizione. Perchè chi - anche solo quattro anni fa - si fosse azzardato a raccontare un mese di sport di questo tipo nella nostra città sarebbe stato direttamente prelevato da due signori in camice bianco e portato di forza alla neurodeliri. E invece, tutto questo succede davvero.
Succede e insegna che sognare si può. Insegna, soprattutto, che chi rinuncia a sognare e a lottare per i propri sogni ha già perso.
Per capire cosa significa questa storia, al di là dello sport - cosa significa davvero - basterebbe leggere due frasi pronunciate in questi giorni. La prima è di Ernesto Bertarelli, patron di Alinghi e imprenditore miliardario (in euro, credo): ««Abbiamo ricevuto un’accoglienza straordinaria a Genova. Sarà un peccato quando dovremo partire». La seconda è di Brad Butterworth, uno dei capi dei capi della spedizione. «L’accoglienza, qui, è stata eccezionale.

Siamo felici di essere in Italia e a Genova in questo periodo. Questo è un posto dove chiunque vorrebbe vivere!».
Credo che non occorra aggiungere nient’altro. Basta rendersi conto. Basta ascoltare. Basta leggere. Basta capire.

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