«Rottamiamo gli edifici Anni ’50 E anche la burocrazia edilizia»

RomaLuigi Angeletti, segretario generale della Uil, riflettori puntati sull’edilizia...
«Chiaro. È un settore che si sta fermando. E questo succede per ovvi motivi. I costruttori non vedono la possibilità di vendere nuovi appartamenti e non aprono cantieri».
Mercato fermo anche ora che i mutui sono diventati un po’ più convenienti. Sembra un segnale pessimo...
«Il calo dei tassi non è stato metabolizzato dagli italiani».
E non pesano i prezzi che sono ancora troppo alti?
«Se calassero troppo crollerebbe ulteriormente la produzione. Un segnale negativo, così come gli aumenti ingiustificati degli anni passati. Da noi non ci sono stati i cali registrati negli altri Paesi, ma è meglio così».
Che soluzioni servirebbero per riattivare il settore delle costruzioni?
«La cosa più immediata sarebbe riattivare la spesa pubblica, però siamo in Italia».
Quindi?
«La spesa pubblica serve subito, nel 2009 e non nel 2019».
Non condivide il piano per le opere pubbliche del governo?
«No, il problema è che il sistema è da sempre paralizzato e si rischia che la spesa diventi effettiva quando sarà troppo tardi. I soldi non mancano, chi lo dice lo fa solo per polemica politica».
Allora chi frena?
«Un sistema fatto soprattutto di controlli. Con i controllori che controllano altri controllori. Se qualcuno si mettesse a tavolino a studiare un modo per non fare niente non arriverebbe a tanto».
Il vostro sindacato di categoria dice che bisognerebbe puntare anche sulle piccole opere pubbliche...
«Pensi solo che la stragrande maggioranza di edifici pubblici italiani sono fuori regola. Abbiamo fatto un censimento e abbiamo potuto constatare che, non solo i palazzi romani, ma anche quelli locali non sono a norma e andrebbero chiusi. Ci sarebbe molto da fare, a partire dalle scuole per mettere in sicurezza i bambini».
Però come ha detto lei attivare spesa pubblica virtuosa in Italia è difficile. E poi la gran parte dei posti di lavoro persi riguardano l’edilizia residenziale...
«In questo caso non si può che incentivare i privati a fare investimenti. È l’unica vera politica anticiclica che si può mettere in campo in un momento come questo».
Il piano per l’edilizia del governo punta su un premio in cubatura e sullo snellimento delle procedure per le concessioni. È d’accordo?
«Sono entrato da poco in un negozio di materiali per l’edilizia. Avevano esposto un progetto, così come era stato prestato all’inizio e come è diventato dopo tutte le modifiche richieste nei vari passaggi burocratici, tra enti diversi o uffici dello stesso ente. Una cosa spassosa».
Quindi lei è a favore della semplificazione? Si dice che il governo così voglia farà una sanatoria.
«Non vedo dove sia lo scandalo nel semplificare le procedure ed eliminare certe sovrapposizioni assurde che oggi gravano sull’edilizia residenziale».
E come si può fare?
«Ad esempio decidendo che solo i comuni hanno competenza per l’edilizia».
Parliamo del premio in cubatura...
«È l’unico vero incentivo, perché l’Italia è un po’ come Formica descriveva il Psi: il convento è povero, ma i frati sono ricchi».
Quindi dice che servono le risorse dei privati?
«Sì. Ma il bonus deve essere subordinato a una precisa condizione. La nuova costruzione deve essere fatta in modo tale da comportare un risparmio energetico. Per noi questa è una condizione vincolante. Il rischio altrimenti è che si costruiscano solo delle stanze in più».
Propone il modello altoatesino?
«Certo.

Trovo giusto, ad esempio, prevedere la rottamazione di certi edifici nati nei decenni passati che sono inadeguati, brutti e sprecano energia. Per convincere i proprietari a rifarli è giusto dargli la possibilità di costruire un po’ di più. Così, tra l’altro, si incentiva lo sviluppo della tecnologia nell’edilizia».

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