Parigi - Persino suo marito, il pazientissimo François Hollande, non la capisce più. Ségolène Royal è testarda e imprevedibile: non appena il Partito decide una strategia per battere Sarkozy, lei sistematicamente la rinnega, senza avvertire nessuno. Più importante è la decisione, meno accetta consigli. Mette tutti, anche i consiglieri più fidati, di fronte al fatto compiuto. Dà ascolto solo al suo istinto o almeno così lascia intendere: se il 6 maggio diventerà presidente della Repubblica verrà celebrata per il suo straordinario fiuto politico, se perderà dovrà affrontare una Norimberga interna. E nessuno la difenderà.
Sola lo è stata anche nelle ultime 24 ore, protagonista dell'ennesima piroetta. Ségolène è persuasa che solo con l'appoggio del centrista François Bayrou, arrivato terzo al primo turno, possa vincere il ballottaggio. Dunque, da domenica scorsa moltiplica le proposte: gli sta offrendo ministri nell'eventuale governo, modifiche ai programmi, persino un dibattito pubblico. Lui, che cerca soltanto visibilità in vista delle legislative di giugno, la fa trottare. Un dibattito? «Sì, purché di fronte alle tv», ha risposto il leader del neo Partito democratico, fondato sulle ceneri dell'Udf. E lei anziché tirarsi indietro ha fatto di tutto per accontentarlo. Dapprima gli ha proposto di affiancarla all'incontro con la stampa regionale in programma venerdì mattina, ma senza avvertire gli organizzatori, che infatti si sono rifiutati di prestarsi al gioco. Poi ha contattato la rete televisiva a pagamento Canal+, che in un primo momento aveva accettato: l'incontro si sarebbe dovuto svolgere domani mattina alle undici. In serata la doccia fredda per la Royal. Canal+ fa sapere che, in base alle regole della «par condicio», non è in grado di organizzare il dibattito. Questa vicenda, comunque, ha dato un’unica impressione: Bayrou detta le regole, lei si adegua, ansiosamente.
Ed è proprio il suo atteggiamento a provocare sconcerto nel Partito socialista. Sarkozy ha risposto alle insidiose offerte di Bayrou come si conviene a un candidato che aspira a guidare il Paese: «La finale si gioca tra il primo e il secondo - ha dichiarato -. Bisogna rispettare le scelte degli elettori, il terzo arrivato non partecipa al ballottaggio». È la linea che Hollande, il quale oltre a essere consorte di Ségolène, è il segretario socialista, avrebbe voluto che la moglie facesse propria. E con lui tutti i leader progressisti, che dicevano ieri all’unisono: «È una questione di dignità e di opportunità politica: bisogna rivolgersi agli elettori di centro, ma non bisogna inginocchiarsi davanti a Bayrou».
Ma lei nulla: è andata avanti, imperterrita anche a dispetto dei sondaggi che, dopo la rimonta di inizio settimana, la danno in flessione al 47% contro il 53% attribuito al leader gollista. Conquistare voti al centro è doveroso, ma non serve se la Royal ne perde all'estrema sinistra. La «gauche» evidentemente non è flessibile come l'Unione di Prodi. Qui trotzkisti e comunisti, sebbene in fortissimo declino, non sono disposti a rinnegare i propri principi: la svolta pro Bayrou a loro non piace proprio e dunque minacciano di astenersi. «Assistiamo a manovre finalizzate unicamente alla conquista del potere e che contraddicono l'impegno preso da Ségolène con le forze della sinistra», hanno scritto i due partiti. Anche una parte della base socialista è in ebollizione: «Nelle ultime 24 ore abbiamo ricevuto centinaia di e-mail di elettori disgustati che non intendono più votare per la Royal», confida alla stampa francese una fonte interna. Insomma, un gran pasticcio.
Sarkozy, invece, prosegue per la sua strada. Il candidato dell’Ump ha ribadito oggi la sua intenzione di ritirare le truppe francesi dall’Afghanistan in caso di una sua elezione a capo dello Stato e si è schierato contro l’eutanasia: «Nessuno ha il diritto di interrompere volontariamente la vita».
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