Rozzano, il grande rugby onora le periferie

Il rugby predicato in partibus infidelium, nelle terre dei non credenti: in quella periferia milanese dove tra gli sport che possono convincere un ragazzino a staccarsi dal gameboy c’è solo, soltanto e sempre il calcio. E dove invece, con fatica e determinazione, gli evangelizzatori della palla ovale hanno in questi anni creato piccole sacche di accoliti. Sacche localizzate qua e là, senza un disegno o una logica. Si gioca a rugby a Rho ma non a Pero, a Cernusco ma non a Vimodrone. E va’ a capire perché. D’altronde l’imprevedibilità è un po’ nell’anima di uno sport dove, come ha acutamente osservato qualcuno, «la palla rimbalza sull’erba come la prosa di Joyce sulla sintassi».
Rozzano è una di queste sacche. Ed è a Rozzano che domattina, sfidando brume e primi freddi, si terrà la grande Festa del Rugby d’autunno: con duecentocinquanta minuscoli energumeni, dai sei agli undici anni, di otto squadre diverse, che entreranno in campo al suono della cornamusa e se le daranno lealmente di santa ragione.

E a premiarli troveranno una leggenda del rugby come Marco Bortolami, per 38 volte capitano della nazionale azzurra e oggi testimonial del glorioso marchio Le Coq Sportif. Che verrà a spargere medaglie e consigli, e a far vedere che anche in questo il rugby è diverso dagli altri sport: perché le leggende si possono toccare con mano.

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