A ruba i bond greci ma i tassi restano alti e le Borse ripiegano

La Grecia conclude con successo una nuova asta di 1,56 miliardi di titoli a sei e dodici mesi, analoghi ai nostri Bot, con una domanda che supera di sette volte l’offerta, ma a rendimenti che restano elevati (4,55% e 4,85%). Le forti sottoscrizioni del mercato, reso più sicuro dall’azione dei Paesi euro a favore di Atene, fanno calare le tensioni, e la cancelliera Angela Merkel può così affermare che l’esito positivo delle aste dimostra che Atene per ora non ha bisogno del piano di aiuti europeo da 30 miliardi di euro. Dopo i rialzi di lunedì, ieri le Borse europee hanno segnato il passo (Milano -0,4%), con Atene in netto calo (-2,2%). L’euro si è mantenuto ampiamente sopra quota 1,35 dollari, con una chiusura europea a 1,3565 dollari. La moneta americana cala ai minimi di due settimane contro lo yen, a causa di un deficit commerciale che in febbraio è salito oltre le attese.
La domanda che gli operatori si pongono è fino a quando la Grecia potrà indebitarsi a simili tassi. Atene deve raccogliere 11,6 miliardi di euro entro maggio, più altri 20 miliardi entro fine anno per ripagare gli interessi e finanziare il deficit pubblico 2010. Dunque, resta vulnerabile. Il tasso sui titoli a breve messi all’asta ieri si avvicina al 5% ipotizzato per i bond europei di salvataggio, fino a un massimo di 30 miliardi. Questi ultimi dovrebbero però avere durata molto più lunga.
Il meccanismo, per quanto riguarda la «fetta» italiana fino a un massimo di 5,5 miliardi di euro, dovrebbe essere analogo a quello dei «Tremonti bond» per le banche. Si tratta di emissioni che pesano sul fabbisogno, ma non sul deficit calcolato ai fini di Maastricht. Il ministro dell’Economia predisporrà un decreto apposito, che sarà approvato prossimamente dal governo.
Secondo il Fondo monetario internazionale, che partecipa al pacchetto Grecia con 15 miliardi di euro, «la trasmissione di abbondante liquidità verso le economie con tassi d’interesse elevati può porre delle sfide», in particolare sull’inflazione e su eventuali bolle speculative.

Presentando parte del Global Financial Stability Report, gli economisti guidati da Dominique Strauss-Kahn, prevedono che il costo della crisi 2007-2010 per il sistema bancario internazionale sia inferiore alle stime precedenti di 2.800 miliardi di dollari, toccando i 2.300 miliardi. Inoltre, il Fmi ricorda che «serve maggiore coordinamento e tempestività per affrontare la gestione dei rischi sistemici».

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