Ruba ricetta per uccidersi, salvata in extremis

di Ferruccio Repetti

«Perché ci arrestate? Tanto, in galera, non ci va più nessuno» dicono i tre, senza scomporsi più di tanto, ai carabinieri di San Martino che li hanno fermati per detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio. In effetti, chi si scompone è il graduato dell’Arma che li ha di fronte: a parlare con questa spocchia sono tre minorenni, un’età che va dai 16 ai 17, tutti di buona famiglia e residenti in un quartiere del levante cittadino. Bella gente, si direbbe. Sono appena stati pizzicati a Borgoratti con le mani nella «marmellata»: 100 grammi di hashish. Stavano effettuando una consegna. Neanche il problema di nascondersi, neanche la paura (o la vergogna? Ma cos’è, oggi, la vergogna?) di essere denunciati, e finire davanti al giudice,e subire una condanna, e doversi giustificare con i genitori, gli amici, e pensare di fare del male a se stessi e agli altri, e ... No, basta, ché tanto è inutile. Mi sa che a questi tre «innocenti marmocchi» impasticcati e decisi a impasticcare bisogna dare pure ragione. Sì, giusto: sarà l’affollamento delle carceri o l’umana compassione, il pietismo o il perdonismo, sarà la predica di qualche pastore d’anime o di qualche intellettuale progressista (a volte coincidono).

Sarà che si deve capire, giustificare: «Chi non s’è fumato uno spinello a quell’età? E chi non l’ha condiviso?». Risposta: tanti, quelli che non l’hanno mai fatto. E non è detto che ora debbano passare per pirla, vero signori della Magistratura?

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