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Ruby, sì a conflitto di attribuzione La maggioranza vince per 12 voti

La maggioranza tiene: 314 sì e 302 no. Anche i Libdem votano insieme al governo a Montecitorio sulla richiesta. Contraria tutta l'opposizione che va all'attacco. Di Pietro: "Altra giornata di ordinaria follia. Il parlamento vuole solo salvare il premier". Il Pd: "Ad Arcore non c'era l'interesse dello Stato". E Franceschini alla fine si attacca ai numeri: "I 330 di Berlusconi sono un miraggio". Ma Verdini: "Con gli assenti siamo a 323". Ghedini: "Ora i giudici fanno come vogliono"

Ruby, sì a conflitto di attribuzione 
La maggioranza vince per 12 voti

Roma - Sarà conflitto di attribuzione sul processo Ruby. L’assenso della Camera è stato dato con una votazione senza registrazione. Il margine di vantaggio a favore della richiesta, avanzata dalla maggioranza, è stato di 12 voti, come ha precisato al termine il presidente della Camera, Gianfranco Fini: 314 i sì, 302 i no. I deputati Libdem Daniela Melchiorre, Italo Tanoni e Aurelio Misiti, hanno votato insieme alla maggioranza a favore del conflitto di attribuzione in aula alla Camera. La richiesta in tal senso era stata avanzata dai capigruppo di Pdl, Lega e Responsabili, Fabrizio Cicchitto, Marzo Reguzzoni e Luciano Sardelli.

Franceschini discetta sui numeri "I 330 - commenta il capogruppo Pd a Montecitorio, Dario Franceschini - Berlusconi se li è sognati di notte. Sono arrivati a 314 e quindi i 330 sono un miraggio del premier che come tutti i miraggi si allontana". Quindi attacca ancorA: "Oggi abbiamo assistito ad un’altra pagina davvero vergognosa. È straordinario come i banchi del governo erano pieni e un ministro degli Esteri che, in piena crisi internazionale, passa le sue giornate a votare in difesa del premier". Gli risponde Denis Verdini, coordinatore del Pdl: "La maggioranza è salita e continuerà a farlo". Nel Pdl si fa presente che ai 12 voti di differenza vanno sommati gli assenti e che a ranghi completi la maggioranza è a quota 323. "Dodici voti sono dodici voti e la maggioranza è la maggioranza. L’opposizione predica bene e razzola male. Era così anche nei precedenti governi" aggiunge il capogruppo del Carroccio, Marco Reguzzoni.

Ghedini: "I giudici faranno come vogliono" Il voto dell’aula di Montecitorio che ha dato il via libera alla richiesta della maggioranza di sollevare il conflitto di attribuzione sarà discusso anche in tribunale, ma alla fine i giudici decideranno come vogliono. Il legale del premier, Niccolò Ghedini, conversando con i giornalisti in Transatlantico, spiega: "Ovviamente se ne discuterà in udienza, poi vedremo..." dice Ghedini rispondendo a chi gli chiede se il voto di oggi influirà sul processo Ruby che inizierà domani. Ma secondo lei dopo il voto di oggi il processo deve essere sospeso? I giudici, replica l’avvocato, "faranno come sempre quello che vogliono".

Ministri in aula Banchi del governo al gran completo nell’aula della Camera per la votazione sul conflitto di attribuzioni sul caso Ruby. In aula c’erano praticamente tutti i ministri tranne il presidente del Consiglio: alla poltrona da lui usualmente occupata c’era il ministro Michela Vittoria Brambilla, tra i ministri Umberto Bossi e Franco Frattini. I banchi erano talmente pieni di ministri e sottosegretari che i ministri La Russa e Meloni non hanno trovato posto e hanno dovuto accomodarsi ai banchi da deputato.

Di Pietro all'attacco "La maggioranza si appresta a votare una falsità storica ed è asservita alla volontà di un padrone". Il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro ha annunciato con queste parole il voto negativo del suo gruppo alla richiesta della maggioranza di sollevare un conflitto di attribuzione sul caso Ruby. "Oggi è un’altra giornata di ordinaria follia - ha detto Di Pietro - perché mentre fuori il mondo brucia, preso tra guerre ed emergenze nucleari, il parlamento italiano è qui riunito solo per occuparsi delle vicende giudiziarie del presidente del Consiglio. Chi oggi contribuirà a salvare il premier dai suoi processi - ha concluso Di Pietro - si renderà di fatto un complice politico. Non spetta al parlamento oltretutto stabilire se Ruby Rubacuori sia o meno la nipote di Mubarak".

Fli non ci sta Futuro e Libertà voterà contro la richiesta della maggioranza alla Camera di sollevare il conflitto di attribuzione alla Consulta contro la magistratura di Milano per il processo al premier per il caso Ruby, "per mere convinzioni giuridiche e prescindendo del tutto dalla fondatezza della gravità delle accuse mosse al Presidente del consiglio e senza voler essere coinvolti in critiche irriguardose delel istituzioni. La legge - ha sottolineato Consolo - non esplicita chiaramente chi sia il giuidice naturale della ministerialità dei reati. Ma poichè per le immunità la Camera di appartenenza del parlamentare è invece il giudice naturale della competenza, noi riteniamo che per analogia anche sulla ministerialità dei reati. E non riteniamo che in questo caso via la sussistenza per elevare conflitto di fronte alla Corte Costituzionale".

Le urla del Pd "Non è vero che Silvio Berlusconi abbia agito nell’interesse dello Stato, quando organizzava le serate di Arcore dove c’era di tutto e di più, tranne l’interesse dello Stato". È Pier Luigi Castagnetti, presidente della giunta per le autorizzazioni alla Camera, a chiarirlo intervenendo a nome del Pd nel dibattito alla Camera sul conflitto d’attribuzioni sul caso Ruby. Per questi motivi, sottolinea, "non può configurarsi dunque alcun conflitto di attribuzione" mentre Castagnetti lamenta "violenza alle istituzioni" e "la volontà di creare un incidente per realizzare uno stato di conflitto permanente tra le istituzioni".

L'Udc dice no "Non ho trovato nessuna norma che attribuisca alla Camera il diritto di decidere sulla giurisdizione". Lo ha detto Rocco Buttiglione intervenendo il aula alla Camera per annunciare il voto contrario dell’Udc alla proposta di sollevare conflitto di attribuzione sul caso Ruby. "Ci muoviamo in un terreno che è al di fuori della nostra competenza - ha detto il presidente Udc -: la Camera può giudicare se c’è fumus persecutionis, se c’è il dubbio di una interferenza con l’attività del parlamento, ma non è giudice della giurisdizione. Stiamo sconvolgendo questo ordinamento.

Se la maggioranza - ha concluso - vuole farlo con un voto, se ne assuma la responsabilità".

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