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Il rugby sotto choc per Pedroni placcato da un infarto a 45 anni

Placcato al collo nel più vile dei modi. Stroncato da un infarto a soli 45 anni, Pierpaolo Pedroni è stato trovato senza vita nel suo letto ieri mattina. Proprio lui che era l’emblema dell’esuberanza e della generosità, della forza e della voglia di vivere. Il rugby milanese e quello italiano sono rimasti di sasso davanti a una notizia che mai ti saresti aspettato, pensando a quell’uomo di quasi due metri con un sorriso perennemente stampato su quella faccia da eterno bambino. Eppure “Pedro” se n’è andato così, spiazzando tutti, dopo una vita passata nel rugby e qualche anno dedicato al pub che aveva aperto a Milano per stare sempre in mischia con la gente, tra gli amici.
Pierpaolo Pedroni, cremonese di nascita, è stato per quindici anni l’anima dell’Amatori, forse il giocatore che ha vissuto più di tutti la rinascita del club milanese, dalla serie B fino al ciclo d’oro della Mediolanum: 4 scudetti, 279 partite in serie A, 46 mete, prima di regalarsi un’esperienza francese all’Agen e di chiudere con il Parma nel 2000-01.
Ma “Pedro”, uno dei più grandi saltatori della sua epoca, una delle più grandi seconde linee prodotte dal rugby italiano, ha legato la sua carriera soprattutto alla nazionale di Bertrand Fourcade prima e di Georges Coste dopo, quella che ha preparato l’approdo al Sei Nazioni con una serie di risultati prestigiosi. Venticinque volte azzurro, dal debutto nell’89 all’ultima presenza contro il Galles nel ’96 all’Olimpico: numero 5 della nazionale alla coppa del Mondo del ’95 in Sudafrica.
Amava i cani e la vita in campagna, sapeva essere generoso anche a costo di finire nei guai. Sembrava non avere paura di nessuno.

È stato fermato solo a tradimento.

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