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«Il rugby in Tv è un diritto per tutti»: l'Irlanda attacca Sky. E in Italia?

Il ministro delle comunicazioni di Dublino va all'attacco del monopolio di Rupert Murdoch: «Senza tv in chiaro, lo sport muore». Ma da noi anche il Sei Nazioni verrà trasmesso solo a pagamento.

E' l'attacco più frontale e deciso che Sky abbia ricevuto da quando ha deciso di cavalcare a livello planetario la passione del telespettatori per il rugby, lo sport che in questi anni ha vissuto una crescita record sia come praticanti che come audience. Il grande rugby, in buona parte dei paesi del mondo, Italia compresa, ormai va in onda solo a pagamento sulle reti del tycoon australiano. Ma contro questo monopolio si scaglia ora il governo di un paese di lunga tradizione ovale come l'Irlanda, con un attacco che è un mix di patriottismo, di passione rugbistica e di orgoglio pedagogico. Se il rugby in televisione diventa faccenda per ricchi, dice il ministro per lo sport irlandese, questa disciplina tra i ragazzi è destinata a morire. Un dubbio che anche in Italia era circolato con una certa insistenza quando i diritti del Sei Nazioni - la più importante competizione europea per squadre nazionali - erano stati tolti da Sky alla 7.
Il ministro che lancia l'attacco a Murdoch si chiama Eamon Ryan, ha un presenta da politico ma un passato da appassionato della palla ovale. A indignarlo è la conquista da parte del network di Murdoch dell'esclusiva della Heineken Cup, che è per il rugby quello che per il calcio è la Champions League. «Se i ragazzi non possono vedere i loro eroi - dice Ryan - questo a lungo termine danneggia le prospettive dello sport. Perchè il Brasile è così forte a calcio? Perchè è ovunque, lo puoi vedere dappertutto». Ryan ha ricordato come il rugby sia una parte essenziale della «fabbrica sociale» irlandese, trattandosi del terzo sport - dopo il calcio e i giochi gaelici - per popolarità nel pease. Dopodichè ha confrontato un po' di cifre: la partita dei quarti di finale dell'ultima Heineken del Leinster è stata vista da 250mila persone sulla rete pubblica Rte, e da sole 47mila persone su Sky.
Ma Sky ha dalla sua parte un alleato prezioso, che è la Federazione rugby irlandese: esiste un filo diretto, dicono i vertici federali, tra i quattrini di Sky e i successi della nazionale col trifoglio verde. Per la prima volta dopo 61 anni l'anno scorso l'Irlanda ha vinto il Grande Slam (il trofeo immateriale che va a chi conquista il Sei Nazioni a punteggio pieno), e squadre irlandesi come il Leinster e il Munster hanno vinto due delle ultime cinque edizioni della Heineken Cup. Sempre grazie ai soldi di Sky, i giocatori irlandesi possono evitare di emigrare: a differenza di quanto accade nel calcio, quasi tutti i giocatori della Nazionale militano nel campionato irlandese. Ed è sempre grazie ai soldi di Sky, che fornisce il 20 per cento delle risorse federali, se i giocatori di interesse nazionale possono limitare i loro impegni con i club e tenersi freschi per la nazionale. «I vertici dello sport irlandese sanno perfettamente qual è la scelta giusta per loro», commenta di rimbalzo Sky.
Siamo davanti, come si vede, a due concezioni diverse (se non opposte) del ruolo dello sport: lo sport del media e dei milioni, o lo sport di base, quello che porta via i ragazzini dal marciapiede. I magnati dello sport business sostengono che non esiste contraddizione, e che l'immagine delle star in tv è il movente più efficace per avvicinare i ragazzi alla pratica agonistica.

Ma non tutti - a Dublino e non solo a Dublino - sono convinti che le cose stiano esattamente così.

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