Adalberto Signore
da Roma
Alla fine cè pure una buona dose di irriverente ironia nella giornata gladiatoria di Pier Ferdinando Casini. Che, svestiti i panni di presidente della Camera ormai da qualche mese, ha deciso di rituffarsi nella bagarre parlamentare con la verve dei tempi migliori. Senza incertezze né tentennamenti, il «deputato» Casini chiede la parola una, due, tre, quattro volte. E sempre per affondare il colpo. Sui «travagli» di Rifondazione e sulla politica estera «incerta» dellUnione, certo, ma pure su Massimo DAlema, invitato con sarcasmo a «non far finta di essere Biancaneve» quando polemizza con il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi.
Insomma, il giorno dopo luno-due di Gianfranco Fini e Giulio Tremonti (luno a mettere da parte la questione leadership, laltro a proporre una Grossa Coalizione che parta da unasse tra Ds e Forza Italia), il leader centrista sceglie la prima linea. Non solo quando arriva il momento delle dichiarazioni di voto sul rifinanziamento delle missioni militari, ma pure di prima mattina quando più duna volta decide dintervenire a titolo personale. Per rispondere a Ramon Mantovani, per esempio, a cui prima offre comprensione per «i travagli allinterno del suo gruppo» e poi consiglia «il modo migliore per rispondere a quel tormento». Troppa «confusione» nel suo intervento, lascia intendere Casini. Che affonda: «Qui si tratta di votare o non votare un decreto legge. Tutto il resto, verifiche o non verifiche, ipotesi di superamento, fanno parte delle chiacchiere, non degli impegni seri che un Paese assume nelle sedi internazionali». Gli applausi arrivano dallUdc, ma si allargano presto a Forza Italia, An e persino alla Lega. Lex presidente della Camera gongola. E si leva anche la soddisfazione di ironizzare sulla prassi introdotta dal suo successore Fausto Bertinotti, che allappellativo di «onorevole» preferisce il più rivoluzionario «deputato». «Collega, scusi se la chiamo onorevole, onorevole collega le chiedo scusa, ma - dice a Mantovani - forse non ci siamo capiti, oppure lei non ha voluto capire...».
Più tardi ce nè anche per Dario Franceschini, che nel suo intervento lascia intendere che la presenza in Aula del ministro degli Esteri è una novità rispetto alla passata legislatura. E qui Casini arriva pure a difendere Berlusconi. «Forse cè un clima polemico verso lopposizione perché lo si ritiene più funzionale per gli interessi della maggioranza», dice rivolto al capogruppo dellUlivo. E attacca: «Essendo stato presidente della Camera, posso dire che i ministri degli Esteri sono sempre venuti in Parlamento. Fini, Frattini, Ruggiero e anche Berlusconi nel suo interim».
Cè spazio pure per una battuta impertinente a DAlema, dopo che il ministro degli Esteri dice di non capire la ragione per cui i deputati azzurri hanno deciso di abbandonare lAula. «Debbo dire - ironizza - che lei ha un carattere complesso, per così dire. Ma tra tanti difetti che può avere, nessuno di noi le nega di essere un uomo intelligente. Per questo motivo, non faccia finta di essere Biancaneve che scende dalle nuvole. Ha pronunciato una battuta volutamente polemica e umiliante nei confronti di Bondi perché si era piccato». Con tanto di corollario pedagogico: «Le do un consiglio: non risponda più la volta prossima, perché chi dirige ha il dovere di essere superiore, altrimenti un Paese non va avanti...».
Quando a sera decide dintervenire anche nel dibattito sulla richiesta di arresto per Raffaele Fitto e difendere lex governatore della Puglia, il messaggio è già piuttosto chiaro. Ed è soprattutto rivolto agli alleati.
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