Ruggito Eto’o, il primo colpo di Benitez

Se uno si chiama Samuel Eto’o, 29 anni festeggiati a marzo, e di mestiere fa il centravanti con un passato collaudato, non possono fare notizia quei due squilli di tromba a Palermo. Se uno si chiama Samuel Eto’o, forse, ha anche il diritto, durante l’estate, al ritorno dal tormentato mondiale scandito da litigi e incomprensioni con Roger Milla e il ct Le Guen, di sognare a occhi aperti questa marcia trionfale scandita da sei gol in sei partite ufficiali, amichevoli escluse, senza tirare il becco di un rigore, onere fin qui riservato al Milito ignoto di questi ultimi giorni. Eto’o è rimasto per troppi mesi nel cono d’ombra di Milito, dei suoi eccessi e successi balistici, dando prova di affidabilità professionale oltre che di generosità africana. Tutti ricordano la sfida di Londra del 16 marzo, quella sua corsa in contropiede isolato, conclusa con la stoccata che fulminò Ancelotti e lanciò l’armata di Moratti verso la finale di Champions. Fu l’inizio di un’altra carriera e di un altro mestiere, assolto senza lamenti dal Re Leone, il vero grande erede di George Weah, espressione di quel continente che non è soltanto un luogo geografico ma una sorta di tatuaggio dell’anima. Mourinho gli chiese da quel giorno di non mollare la corsia laterale, di presidiare il centrocampo travestendosi da attaccante finto e l’Inter si ritrovò col triplete a luccicare sul petto.
Da africano giudizioso ma mai arrendevole, Samuel Eto’o ha atteso che passasse la sbornia interista. Ha atteso che partisse Mourinho ed arrivasse Benitez, che si esaurissero i festeggiamenti, per presentarsi nello spogliatoio dello spagnolo e dirgli con chiarezza che voleva tornare a fare l’Eto’o, il centravanti che aveva stupito la Spagna e provocato rimorsi nel Real Madrid. Sotterrata la frase che è diventata il motto del casato: «Sono costretto a correre da negro per guadagnare da bianco». Per una volta Eto’o ha chiesto e preteso di correre da bianco e di guadagnare da bianco per semmai fare gol da nero. Anzi per riprendere a fare gol, una pratica mai messa da parte insieme all’inseguimento di belle donne. Gli è successo puntualmente nella supercoppa d’Italia contro la Roma, a metà agosto, o contro l’Udinese (a proposito: gli hanno negato un rigore clamoroso ammonendolo per simulazione, persino) in campionato, in Olanda per la Champions oppure a Palermo per ritornare a casa, in cima alla classifica dopo 270 minuti di campionato.
Se uno si chiama Samuel Eto’o può anche masticare amaro specie se l’Inter e Benitez hanno continuato a ignorare la sua richiesta fino all’intervallo di Palermo quando lo spagnolo ha deciso di passare da Mourinho alla sua Inter, disegnandola con mano ferma in modo completamente diverso. Con Eto’o al fianco di Milito, grazie all’assenza di Sneijder d’accordo. Ma così Samuel ha fatto boom, il Palermo è colato a picco e le armate nerazzurre hanno rivisto le stelle della classifica. «Sono uno che vive in Europa ma continua a dormire in Africa» è stata una delle ultime trovate di Samuel per far capire che le sue radici resistono a qualsiasi trasferimento. Anche adesso che ha preso casa nel bel centro di Milano, in via Turati proprio di fronte agli uffici di Adriano Galliani e del Milan, e che gli ultimi pettegolezzi su una presunta relazione sono finiti nel cestino dell’immondizia.
Aveva deciso di fare da fratello maggiore a Mario Balotelli e lo aveva rimepito di coccole e di regali. Un giorno gli consegnò un orologio prezioso, con la raccomandazione di indossarlo solo quando si fosse sentito un autentico professionista.

Forse Samuel voleva solo ricordargli di presentarsi puntuale ad Appiano, come ha sempre fatto lui, a dispetto delle sue origini e delle leggende sul suo conto, sul conto delle sue relazioni sentimentali, delle tante donne incontrate in un albergo nei pressi del Camp Nou, a Barcellona. «Ogni piano, una donna diversa» sostenevano alcuni giornali catalani. Ogni partita, un gol: se uno si chiama Samuel Eto’o può anche consolarsi così.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica