«Rum&coca»: arrestati nove narcotrafficanti

Roberto Filibeck

È di nove corrieri della droga arrestati e 14 kg di cocaina pura sequestrati il bilancio di un’operazione antidroga condotta dalla Polaria di Fiumicino. Una delle più importanti recentemente. La «polvere d’angelo», una volta rivenduta in alcune città italiane, tra cui Napoli, Roma e Milano, avrebbe fruttato 7 milioni di euro. Singolari i tentativi di importare la droga con metodi e stratagemmi degni di un agente segreto. In uno dei casi più importanti i corrieri avevano disciolto la cocaina, circa 9 chili, tramite un procedimento chimico. La cocaina grezza, infatti, normalmente viene purificata con diverse modalità. Un metodo estrattivo di questi prevede proprio che questa venga sciolta in alcool e successivamente neutralizzata con acido solforico. Il cloridrato di cocaina, che è poco solubile, precipita allo stato cristallino per aggiunta di acido cloridrico. In questo caso appunto l’avevano sciolta in 6 bottiglie di rum sperando di eludere i severi controlli doganali, ma al loro arrivo nello scalo romano da Santo Domingo via Madrid, i corrieri sono stati fermati e arrestati dagli investigatori della Polaria. A finire in manette con l’accusa di traffico internazionale di sostanze stupefacenti sono finite 5 persone di età compresa tra i 30 e i 35 anni, quattro dei quali di nazionalità dominicana, e un italiano. Appena scesi dall’aereo e una volta ritirati i propri bagagli due di loro sono stati notati dagli investigatori mentre si ricongiungevano con altre tre persone che li stavano aspettando nel settore degli Arrivi. Fermati per un controllo, una volta aperti i bagagli, inizialmente non è saltato fuori nulla di sospetto, a parte le sei bottiglie di rum cubano, stando a quanto riferito dai due passeggeri «dei liquori da regalare agli amici». A insospettire gli investigatori però è stato l’atteggiamento strano e nervoso delle cinque persone, quando è stato chiesto loro di aprire le bottiglie per un controllo. I sospetti non si sono rivelati infondati quando l’esame del rum al narcotest ha dato esito positivo. Mediante un sofisticato procedimento chimico dentro ogni bottiglia di rum era stata disciolta la cocaina. Il liquido poi, una volta trattato con un’altra sostanza che si trova anche in commercio nelle farmacie, non solo sarebbe tornato allo stato originario, ma sarebbe cresciuto di volume. Con ciascuna bottiglia contenente un litro di liquido, infatti, alla fine si sarebbe ricavata circa un chilogrammo e mezzo di cocaina. Infine sulle cosiddette «tratte a rischio» stati arrestati altre tre trentenni italiani, sulla medesima tratta Santo Domingo-Roma via Madrid. La sostanza stupefacente, 2 kg di coca, era all’interno di ovuli poi ingeriti. Per scoprirli gli investigatori, infatti, dopo avere fermato e interrogato i giovani sospettati, li hanno quindi trasferiti nel vicino ospedale di Ostia. Lì dopo una serie di esami specifici, i medici hanno riscontrato la presenza di «corpi estranei», gli ovuli pieni di droga, nelle loro cavità addominali. Spicca secondo gli investigatori l’aspetto inusuale di quest’ultima operazione: raramente i corrieri ingoiatori di ovuli sono di nazionalità italiana.

E con 3 kg di coca è stata pure arrestata nello scalo romano una polacca di 38 anni con regolare permesso di soggiorno. Appena sbarcata da Istanbul la slava stava tentando di importare l’ingente quantitativo di cocaina, nascosta all’interno di una borsa di cuoio da ingegnosi doppifondi.

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