Si sono dati appuntamento ieri mattina per preparare il piano di guerra e per fondare un nuovo comitato «No decibel». I comitati cittadini hanno deciso di rompere il silenzio e di richiamare l’attenzione di tutti i milanesi sul Piano di classificazione acustica che la giunta comunale ha approvato il 19 dicembre scorso. Il documento è stato sottoposto all’attenzione dei consigli di zona per le osservazioni, per poi passare al vaglio del consiglio comunale. «Palazzo Marino ha impiegato 14 anni per preparare il piano e ai consigli di zona sono stati dati 15 giorni per fare le osservazioni. Solo le zone 3, 4 e 6 sono riuscite a presentare delle critiche, tutte respinte, mentre quelle della zona 7 non sono state considerate perché presentate in ritardo. Qui si vuole fare passare sotto silenzio la cosa» è la denuncia.
Il piano di classificazione acustica, che i comuni sono tenuti a stilare in ottemperanza alla legge regionale del 2001 e alla legge 447 del 1995, è uno strumento di pianificazione che fornisce informazioni sui livelli di rumore presenti sul territorio, per salvaguardare le zone in cui non è riscontrato fonoinquinamento e risanare le aree in cui, invece, sono riscontrati livelli di rumore nocivi per la salute. Si tratta, in sostanza, di stabilire isolato per isolato i limiti di rumore accettabili, di giorno e di notte. È proprio per questo che la legge prevede che contestualmente alla Classificazione acustica il Comune presenti anche un piano di risanamento acustico. Il piano ha una doppia utilità: d’ora in poi, infatti, le azioni legali contro i responsabili dell’inquinamento acustico avranno un parametro di riferimento. Prima, infatti, si poteva sempre vincere il ricorso al Tar con la motivazione dell’assenza del piano e quindi di limiti certi.
La città, quindi, è stata divisa in classi, da 1 a 6 a seconda dei livelli di rumore consentiti, sulla base delle attività presenti. Scuole, ospedali, case di riposo rientreranno nella classe 1, la più protetta, (40 decibel massimi di notte e 50 di giorno), mentre le zone residenziali sono inserite nella classe 2 (45 - 55 decibel), le aree di tipo misto, come i Navigli, avranno un limite variabile tra i 60 e i 50 decibel, mentre le aree «ad intensa attività umana», come Corso Buenos Aires, oscillano tra i 70 e i 60 decibel.
«Il piano non rispetta la realtà - denunciano i rappresentanti dei diversi comitati - alcune vie di San Siro immerse nel verde, per esempio, sono paragonate a corso Buenos Aires, alcune vie prettamente residenziali invece a zone a intensa attività umana. Qualche esempio? Il Parco Agricolo Sud, l’ospedale san Paolo, via Linneo, dove si trovano due scuole: sono luoghi che non stati inseriti nella corretta classe.
Cosa implica? «Che in futuro in queste zone potranno sorgere fonti di rumore come per esempio discoteche». I «No decibel» non ci stanno e annunciano battaglia.
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