La Russa: risultato storico in una città simbolo

«È la prova che quando si hanno buoni candidati e un progetto unitario, si vince. Ma il difficile viene adesso»

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Fabrizio de Feo

da Roma

Per la prima volta nel dopoguerra il centrodestra pianta la propria bandiera nel Comune di Bolzano. E per la seconda volta nel giro di una settimana una sconfitta annunciata si trasforma in una vittoria. Una piccola striscia vincente che scaccia almeno in parte i fantasmi e riaccende le speranze per la grande sfida del 2006.
Onorevole La Russa, la vittoria a Bolzano per lei che oggi è vicepresidente vicario di An ma ha vissuto anche la storia recente dell’Msi ha un sapore particolare?
«Di certo è un risultato storico. Bolzano è il luogo simbolo delle battaglie per l’identità nazionale dell’Msi, che con Almirante divenne il partito unico dei cittadini di lingua italiana che rivendicavano il diritto a non sentirsi minoranza. Vincere lì ha, dunque, un sapore particolare».
È avventato parlare di un’inversione di tendenza?
«Diciamo che il risultato rappresenta un presagio positivo. Dopo lo schiaffo delle Regionali, in coda sono arrivate due consultazioni in due città simbolo della destra. Bolzano ma anche Catania dove l’Msi diventò, il 13 giugno 1971, il primo partito della città con la battaglia su casa e terra. La sinistra era convinta di infliggerci il colpo finale. Abbiamo resistito e contrattaccato».
Cosa dimostrano queste due vittorie?
«Dimostrano che quando il popolo di centrodestra incontra buoni candidati e sente il clima da ultima spiaggia si ricompatta. Quegli elettori che ci hanno abbandonato non sono passati al centrosinistra. E quando la battaglia diventa importante e la Cdl offre un progetto chiaro e unitario tornano a votare».
Lei quindi attribuisce un valore nazionale al voto di Bolzano.
«In parte sì. Ma guai a passare dalla disperazione all’euforia. Se allentiamo la tensione ideale si ricreano le condizioni per la diaspora».
Le divisioni del centrosinistra possono aiutare la rimonta?
«Le divisioni sono venute fuori quando si sono convinti di avere già vinto. Immagini cosa potrebbe accadere se dovessero governare... Comunque dipende da noi. Tatarella teorizzava una verità: coloro che sono indisponibili a farsi governare dalla sinistra sono il 55-60% degli italiani. Il restante 40-45% può vincere quando il centrodestra o si divide o si demotiva. Rutelli lo ha capito, rendendo ancora più evidente quanto la leadership di Prodi dipenda da movimenti e centri sociali».
Reggerà la candidatura di Prodi?
«Prego ardentemente che regga».
Qualcuno ora dirà che si può vincere anche senza partito unico. Anzi addirittura senza la Cdl visto che l’Udc era sull’altro fronte.
«Gli elettori il partito unico lo vedono più nell’unità di intenti che nella struttura. L’ideale sarebbe trovare un meccanismo che assicuri volontà di stare insieme e rispetto delle identità.

Il primo passo potrebbe essere la creazione di strutture permanenti del partito unico, con la devoluzione di poteri a questa sovrastruttura che si occuperebbe della scelta dei candidati e del premier, oltre che del programma. Contemporaneamente dovrebbe esserci una devoluzione anche verso le strutture regionali. Poi se le cose funzionano si passa al partito unico, altrimenti si vedrà».

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