Russia Volkswagen approfitta della ritirata di Fiat

Il ritorno negli Stati Uniti, ad Auburn Hills, in casa Chrysler, ha sicuramente fatto sbollire Sergio Marchionne. Aver perso un business da 500mila veicoli l’anno in Russia, Paese che secondo gli osservatori crescerà in modo esponenziale nei prossimi anni, costringe ora l’amministratore delegato di Fiat a rivedere i piani di espansione a Mosca e dintorni. La pugnalata di Sollers, che ha subito stretto un accordo con Ford (logico che i due gruppi flirtavano da tempo) ha dunque spiazzato Torino. E così, mentre Fiat si ritrova con un pugno di mosche, il destino vuole che altri costruttori, concorrenti diretti del Lingotto (Ford a parte), trovino proprio in questi giorni la quadratura del cerchio. In settimana, secondo il Financial Times, Volkswagen dovrebbe chiudere le trattative con Gaz, industria dell’auto che fa capo al tycoon Oleg Deripaska. Quello che fa rabbia a Marchionne, è che il progetto Gaz-Volkswagen prevederebbe l’assemblaggio di 100mila veicoli nella fabbrica della società russa, giusto un quinto di quelli programmati da Torino con Sollers. Questi ultimi, comunque, potrebbero non avere vita facile.

La rottura con il Lingotto, dopo che a metterci la faccia al momento della firma della lettera d’intenti era stato Vladimir Putin, avrebbe irritato non poco il Cremlino. Un fine settimana poco piacevole, inoltre, deve averlo trascorso Lorenzo Sistino, il manager Fiat che segue i mercati internazionali, che Marchionne avrà chiamato a rapporto.

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