Stefano Filippi
nostro inviato a Caorle (Venezia)
Alla fine, dopo due ore di risposte al martellamento di Enrico Mentana, la tracheite la rischia anche lui, Francesco Rutelli, colpito da un abbassamento di voce. La tracheite è l'infiammazione che ha impedito a Silvio Berlusconi di partecipare al faccia a faccia con il presidente della Margherita alla festa di Caorle. Sul palco le ironie si sono sprecate, da quelle dello stesso Rutelli («con Berlusconi non sono fortunato, è la terza volta che salta un confronto con me») alle frecciate velenose dell'intervistatore Enrico Mentana («la tracheite è un disturbo serio soprattutto per un cantante» e «questa è l'unica festa che il Cavaliere ha saltato quest'estate»). Il vicepremier ha raccontato di aver ricevuto già l'altra sera una telefonata di preallarme dallo stesso Berlusconi: «Dal tono non era di buon umore». Ma l'assenza del leader dell'opposizione non è stato l'argomento principe della serata e lo spettacolo non è mancato per le duemila persone assiepate in piazza del Duomo, almeno il doppio rispetto al giorno prima con Romano Prodi.
Merito soprattutto di Mentana: nonostante il «tu» amichevole e l'identico abbigliamento (camicia aperta, jeans e Tod's) i suoi interrogativi hanno messo sovente in difficoltà il vicepremier. Come quando l'ha portato a parlare delle incertezze della maggioranza sulla legge finanziaria. Rutelli ha ribadito che «raggiungeremo un compromesso ragionevole», l'entità sarà di 30 miliardi di euro e il costo del lavoro (il cosiddetto cuneo fiscale) sarà tagliato di cinque punti. Poi ha aggiunto: «Il nostro obiettivo è la crescita economica, ora che non c'è più Tremonti con i suoi abracadabra vedrete che ce la faremo». E come mai le istituzioni internazionali approvavano gli abracadabra e pizzicano il centrosinistra?, ha punzecchiato il giornalista Mediaset. «Chiedilo agli eurocommissari», ha vacillato Rutelli. Ma il perché lo sapeva anche Mentana: «Al centrodestra avranno fatto qualche sconto perché la situazione era molto difficile, adesso è tutto diverso e a voi è richiesto più rigore».
Capitolo Rai. Il ministro della Cultura ha detto che «dev'essere allontanata dalla politica» specificando che vorrebbe cambiare ancora il sistema di nomina dei vertici: non più scelti dalla commissione di vigilanza, ma da «un'alta autorità» non meglio specificata. Il suo modello è quello britannico, dove «il capo della Bbc è un manager designato sostanzialmente dalla Corona». Qui Mentana ha avuto buon gioco: «Da noi Vittorio Emanuele metterebbe in consiglio di amministrazione la Gregoraci». «Il duopolio Rai-Mediaset controlla il 91 per cento della pubblicità televisiva - ha aggiunto Rutelli - una situazione che non ha uguali in Europa. Quanto alle nomine in Rai, è giusto che le decisioni vengano fatte dall'azienda, mi auguro che dimostri serietà e nei prossimi giorni scelga bene. Certo, c'è un problema perché il consiglio di amministrazione ha una maggioranza di centrodestra anche se le elezioni le abbiamo vinte noi. Spero che questo non paralizzi l'azienda».
Un accenno tagliente al conflitto di interessi («l'attuale legge è una schifezza ma la riforma deve essere proposta dal Parlamento, non dal governo»), una gaffe su Ciampi («è stato ministro e presidente del Consiglio del centrosinistra», mentre quello del 1993-94 fu un governo tecnico sostenuto da Dc, Psi, Pdsi e Pli dal quale Rutelli si dimise dopo pochi giorni), un complimento a Prodi («avete visto ieri com'era in forma Prodi? Ora è lui il bello guaglione»), un'accelerata al partito democratico («siamo maturi, cercheremo un percorso affiancato con i democratici di sinistra, e con Veltroni non c'è nessun dualismo»). Poi scende la sera sul mare di Caorle, e cala anche la voce di Rutelli.
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