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Rutelli fa già la guerra a Piero: «Insieme nel Pse? Se lo scordi»

Il leader della Margherita apre al Pd ma gela la Quercia: «Impossibile entrare negli eurosocialisti»

Rutelli fa già la guerra a Piero: «Insieme nel Pse? Se lo scordi»

da Roma

Quello a Firenze s’era sbracciato, sollecitando applausi e auguri per Ségolène Royal? Lui, ieri a Roma, ha fatto proiettare la gigantografia di François Bayrou, campione che ha aperto «una nuova frontiera riformista» in Francia, «uno che ci manca», un leader «straordinario, creativo, tenace». Il primo aveva mandato a dire che l’ancoraggio nella famiglia europea socialista è indispensabile per il nascituro Partito democratico? L’altro gli ha risposto che «l’ingresso nel Pse è impossibile per la Margherita e sarebbe una riduzione delle opportunità» anche per il Pe.
Scambio a distanza tra Francesco Rutelli e Piero Fassino dalle tribune dei rispettivi congressi, al PalaMandela fiorentino e nello Studio 5 di Cinecittà, adiacente ai capannoni del Grande Fratello. Il leader della Margherita ha smussato tutti gli angoli di possibili attriti coi compagni coi quali s’appresta a celebrar matrimonio, ma ha alzato un muro insormontabile sull’opzione Pse che per la Quercia ormai votata a tagliarsi le radici è la foglia di fico indispensabile per sopportar la trasmutazione nel partito al quale Rutelli, Romano Prodi e Arturo Parisi lavorano da anni. Non possumus, ha detto ieri senza perifrasi Francesco a Piero. Aiutato da Prodi che nel lungo saluto iniziale aveva addirittura riesumato l’«Ulivo mondiale» che ora «ritorna di grande importanza per noi», Rutelli ha opposto alle nostalgie socialiste dei Ds il richiamo e il legame al «Partito democratico degli Stati Uniti» - e mentre pronuncia il nome di Bill Clinton, ecco proiettarne la fotona come per Bayrou -, al Partito del Congresso indiano di Sonia Gandhi, al Pd giapponese, pure a quello thailandese e kurdo. Fassino nell’Europarlamento vuol sedere ancora sui banchi del Pse, nel gruppo guidato da Martin Schultz? Rutelli resta fedele al Pde e all’Eldr che ora si chiama Adle, insomma al gruppo liberaldemocratico, un’alleanza «in continua espansione» oggi giunta a 106 deputati. «Noi vogliamo allearci con il Pse», ma non se ne parla di diventar socialisti, scandisce Rutelli. Del resto, un Partito democratico europeo è già nato, lo han fondato lui, Prodi e appunto Bayrou: perché, amici diessini, il Partito democratico italiano non dovrebbe aderirvi?
È deciso e non lascia vie di fuga né spazi di mediazione, Rutelli. Sa bene che a Firenze stan fischiando le orecchie a Fassino, che rimane nudo e senza lenzuolino socialista proprio nel giorno in cui se ne vanno Fabio Mussi e i nostalgici più o meno convinti della via italiana al socialismo. Ha la benedizione di Prodi, nel pretendere quest’ultima prova d’amore democratico al promesso sposo, non c’è dubbio alcuno. Il premier infatti, con imparzialità pelosa e per non inimicarsi troppo i Ds, aveva sorvolato sul problema con una frase degna di Ionesco: «Non ha senso, chiedersi quale sarà la collocazione internazionale del Pd». Anticipando però la «difesa gelosa della propria originalità» e preparando a Rutelli la scodella riscaldata dell’Ulivo mondiale. Rutelli ha snocciolato il resto del menù, e con abilità scenografica s’è fatto proiettare alle spalle due diagrammi ove si dimostra che se Pse e Eldr-Adle si alleassero, strapperebbero facilmente il primato al Ppe. Ma «è colpa dei socialisti», se ciò non avviene. Anche in Francia, l’alleanza tra socialisti e Udf in vista del secondo turno, propugnata anche dall’ex primo ministro Michel Rocard, è «stata rigettata dai dirigenti socialisti».
Insomma, su questo punto non c’è più dialogo, «noi non abbiamo chiesto e non chiederemo mai alla sinistra democratica di rinunciare ai propri valori», ma in Europa il Pd si collocherà come stabilisce la Margherita. Si farà ormai il nuovo partito, per forza d’inerzia, ma si farà nonostante quest’ultimo braccio di ferro. E si presenterà ovviamente tra due anni alle elezioni europee, col paradosso che la metà degli eletti allevati sotto la Quercia vada a sedersi col Pse, e l’altra metà discesa dai petali della Margherita torni con l’Adle. Prodi e Rutelli sognano un «nuovo orizzonte» al quale far approdare insieme Pse e Eldr-Adle: uno sforzo sovrumano, pensando a quanto è vasta l’Europa e precario invece Palazzo Chigi. Ma «dopo questo congresso, avremo due anni di tempo per costruire questo nuovo e più largo approdo», rassicura Rutelli. Il finale più probabile e realistico, nel nome dell’unità, è che nel 2009 gli eurodeputati del Pd finiranno al gruppo misto. Né col Pse né con l’Adle, in splendida solitudine.
Avanti amici, dunque. Che si faccia sul serio, lo dimostrerà la sfilata alla tribuna di oggi, una manifestazione «per consolidare il nostro network, l’Alliance of Democrats». In passerella il rappresentante del Partito democratico americano, l’indiana, Peter Mandelson, Pasqual Maragall e Graham Watson, Maung Maung e il kurdo Massud Barzani, l’israeliano Ehud Olmert e il nobel Mohamman Yunus in videomessaggio. Peccato che non ci sia Bayrou ovviamente, «ma sappiamo che ha davvero molto da fare».

E ça va sans dire, speriamo ardentemente che batta non solo Nicolas Sarkozy ma ancor più la bella socialista applaudita da Fassino.

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