Ma Rutelli lo richiama all’ordine: giuri fedeltà per 5 anni all’Unione

da Roma

Francesco Rutelli rilancia la sfida dei moderati nell’Unione. Prudenza avrebbe suggerito un paio di giorni di silenzio stampa oppure, al massimo, qualche dichiarazione di sinistra in modo da riequilibrare il riconoscimento dei progressi nella politica estera pro-Israele del governo Berlusconi. Invece il leader della Margherita è tornato subito all’attacco per sfidare l’ala radicale dell’Unione. È «nefasto che nel centrosinistra ciascun partito o partitino approfitti della competizione all’interno delle coalizioni, aperta dalla legge elettorale proporzionale, per sollevare ogni giorno una nuova questione per distinguersi», ha detto riferendosi in particolare al partito della Rifondazione comunista. E a Fausto Bertinotti ha chiesto esplicitamente di dimostrare che «sarà fedele e leale e sosterrà il programma dell’Unione per i cinque anni di legislatura».
Le repliche polemiche a Rutelli, questa volta, sono arrivate dai moderati dell’Unione. La Velina rossa di Pasquale Laurito, foglio d’informazione vicino al presidente Ds Massimo D’Alema, ha contestato Rutelli e gli ha chiesto di smettere di attaccare il leader del Prc proprio nella fase in cui il segretario del Prc «con generosità» sta risolvendo «i suoi problemi interni ed esterni».
E anche il leader della coalizione Romano Prodi ieri ha usato toni morbidi nei confronti di Bertinotti, definendolo un uomo «durissimo ma leale». E ha anche rilanciato l’idea di un ministero per il leader del Prc, subito bocciata dal diretto interessato: «né ora né mai». Il segretario di Rifondazione ha incassato le lodi senza replicare direttamente a Rutelli. Ma non ha rinunciato a far notare che questa volta ad essere isolati sono i moderati: «Penso non sia una buona cosa mettere in luce delle diversità extra-programma», ha detto riferendosi all’intervista nella quale il governatore del Friuli-Venezia Giulia Riccardo Illy ha chiesto ha Prodi di riscrivere il documento e anche all’uscita pro Israele dello stesso Rutelli. Prodi - ha ricordato - viene da una tradizione del «cattolicesimo moderato» attento da sempre all’idea del «Mediterraneo come mare di pace». Una tradizione che «ha sempre avuto l’idea dei due stati due popoli. Del resto - ha sottolineato - anche le cose che ha detto D'Alema pochi giorni fa vanno in questo senso».
In difesa del leader di Dl, si è spesa solo Emma Bonino, esponente della Rosa nel pugno e leader radicale: Rutelli «sostiene che l’Unione continuerà le buone relazioni con Israele avviate da Berlusconi. Bene, perché noi della Rosa nel pugno, che siamo per l’ingresso di Israele nell’Unione Europea, la consideriamo una delle poche cose di politica estera in cui il centrodestra ha dato un segnale positivo». Bonino allo stesso modo ha lodato la condanna di Hamas, «che invece - ha osservato - generalmente gode di uno sconto preventivo nel centrosinistra».
C’è infine un altro caso Rutelli che sta cominciando a montare nell’Unione. In un’intervista, il candidato premier della sinistra alle precedenti elezioni politiche, ha annunciato che a fine mese Margherita, Ds e Prodi presenteranno un documento proprio, in aggiunta al programma da 281 pagine dell’Unione. Una scelta sbagliata, a giudizio della Rosa nel Pugno.

«Non si possono avere tre documenti programmatici», ha commentato Roberto Villetti, esponente socialista. «Ci troviamo di fronte ad una cosa che disorienta e crea una sorta di gironi: non solo c'è quello delle forze più piccole, ora c'è anche quello Ds-Dl-Prodi».

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