Sì della Consulta, riparte il referendum anti clandestini

Via libera. Il referendum per abolire la legge sull’immigrazione in vigore in Liguria si può fare. È il primo atto formale della neonata Consulta Statutaria della Liguria, una sorta di Corte Costituzionale della Regione, che ha ritenuto ammissibile il quesito presentato da dieci cittadini per cancellare la legge Vesco che di fatto concede agli extracomunitari, compresi i clandestini, ogni sorta di diritto e agevolazione. Tocca ora ai comitati promotori - e in primo luogo anche a tutti i partiti del centrodestra che si erano formalmente impegnati per la riuscita del referendum, raccogliere le firme - 50mila e tutte di liguri aventi diritto al voto, che entro il 30 settembre devono essere depositate complete di copia dei certificati elettorali. Un’operazione tentata nella scorsa primavera dalla Lega, che si fermò a quota 30mila firme, anche perché «interrotta» prima dall’impegno per le elezioni amministrative di maggio e poi per la pausa estiva. Nessun rilievo giuridico è stato mosso al referendum anche da fior di costituzionalisti come la presidente della Consulta, Fernanda Contri che proprio della Corte Costituzionale nazionale fu la prima donna presidente, come Giancarlo Rolla, Giuseppe Casale, Paolo Armaroli e Claudio Mignone.
Qualche dubbio in più, per assurdo, potrebbe esserci piuttosto sulla legittimità della stessa legge, che potrebbe anche essere oggetto di un ricorso alla Consulta anche prima della convocazione del referendum. È infatti allo studio da parte di alcuni studi legali la possibilità di chiedere alla Corte Costituzionale di intervenire per fermare la legge regionale, nel caso dovessero sorgere conflitti o essere instaurati processi sulla base delle nuova normativa. I motivi per i quali i dubbi sono più forti riguardano il fatto che una Regione non può approvare leggi in materie che sono «riservate» alla legislazione statale. E l’immigrazione è senz’altro una di queste.
La stessa legge Vesco contiene anche norme in contrasto con leggi nazionali, che non possono cioè essere contraddette a livello locale. Ad esempio le nuove norme impongono il dovere di cure «continuative», cioè anche una volte risolta l’emergenza, a carico di tutti gli stranieri, clandestini compresi, per i quali invece la Bossi-Fini impone l’espulsione e il dovere di denuncia da parte del medico curante.

In questo modo, oltretutto si crea una disparità di trattamento tra extracomunitari, che in Liguria godrebbero di privilegi che altre Regioni non assicurano. Un particolare che, di fatto, potrebbe scatenare un’invasione, un esodo in massa verso la Liguria, non appena si dovesse spargere la voce tra gli stranieri residenti in tutta Italia.

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