RomaSì alla Ru486. No allaborto a domicilio. Lagenzia del farmaco (Aifa) ha dato il via libera definitivo alla commercializzazione della pillola abortiva che potrà essere somministrata negli ospedali non appena la delibera verrà pubblicata in Gazzetta Ufficiale, al massimo entro un mese. LAifa, in linea con la legge 194, pone precisi paletti rispetto alle modalità di somministrazione della pillola, che dovrà comunque avvenire in ospedale, sotto stretto controllo medico, entro la settima settimana di amenorrea con la garanzia di «accertamento dellespulsione dellembrione e verifica di assenza di complicanze». Spetterà poi alle singole regioni stabilire i protocolli dettagliati di somministrazione. Ma la legge sullinterruzione volontaria di gravidanza attualmente in vigore non potrà essere elusa. È lo stesso ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ad annunciare che anche dopo lapprovazione dellAifa, «resta lesigenza di un monitoraggio». Il governo, dice in sostanza Sacconi, vigilerà affinché sia garantita «leffettività della legge 194» e interverrà «qualora dovesse rilevarsi una diffusa elusione delle regole». Anche per il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, «è fondamentale mettere in campo tutti gli strumenti utili a evitare che la Ru486 sia percepita come una sorta di pillola dellaborto facile, somministrabile alla stregua di un banale analgesico».
Da dove nascono i timori del governo? La 194 prevede che laborto inizi e si concluda in una struttura sanitaria. In questo senso lintervento chirurgico non pone problemi mentre lassunzione della pillola sì, visto che non è possibile calcolare con precisione il momento dellespulsione, che può avvenire anche dopo una settimana. Come si comporteranno le Regioni? Prevedere il ricovero fino al momento dellespulsione comporterebbe costi elevatissimi dunque la scelta più probabile sarà quella del day hospital con un ritorno per il controllo dopo qualche giorno. Lostacolo non è soltanto economico e il timore del governo che la legge venga aggirata è più che fondato, come osserva il professor Francesco DAgostino, presidente onorario del Comitato nazionale di Bioetica.
«Se si usa la Ru486 negli ospedali è una foglia di fico dire che la donna rimarrà ricoverata fino alla fine del processo - osserva DAgostino -. È ovvio che lospedale non è un carcere: se la donna chiede di essere dimessa nessuno la può fermare». Dunque il rischio di aborto a domicilio fatto uscire dalla porta potrà rientrare tranquillamente dalla finestra. Da un uso della Ru486 non rispettoso della 194 deriverebbero non soltanto maggiori rischi per la salute della donna ma anche, dicono i cattolici, un approccio troppo facile, una sorta di banalizzazione dellaborto. Il Vaticano lancia un appello ai medici cattolici, auspicando lobiezione di coscienza anche verso laborto chimico. Il cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio consiglio per la pastorale sanitaria, si rivolge alle autorità civili «affinché permettano lobiezione di coscienza dei cattolici».
Resta dunque un mese di tempo prima della pubblicazione in G.u. per la conclusione dellindagine avviata dal presidente della Commissione sanità del Senato, Antonio Tomassini (Pdl), che trova «ampiamente scontate ed attese» le decisioni dellAifa. È il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, a sottolineare come lindagine parlamentare servirà anche nella sua conclusione «a esigere regole e controlli severi» in modo da non lasciare spazio «allaborto a domicilio». «La pillola abortiva potrà essere usata soltanto in ospedale - ribadisce Gasparri -.
Pure Domenico Di Virgilio, vicepresidente del gruppo Pdl a Montecitorio, condivide il testo rilasciato dallAifa perché «si muove nel corretto senso della tutela della salute della donna».
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