S’impenna il gioco sullo sport

Filippo Grassia

Il mercato delle scommesse sportive ha registrato una impennata nel primo bimestre di quest’anno alla faccia di coloro che, nell’estate del 1998, ne parlavano come di una emanazione diabolica. In questo arco di tempo si è visto che le puntate sugli sport e sul calcio in particolare piacciono al pubblico, non hanno mai accusato flessioni e hanno tamponato la caduta di Totocalcio e Totogol. A gennaio e febbraio il movimento è stato di 358 milioni con un incremento del 34% rispetto ai 267 milioni raccolti nello stesso periodo del 2005. Di estremo interesse le cifre delle scommesse via internet, pari a un quarto di tutto il comparto: all’incirca 90 milioni. Con la «italianizzazione» di nuovi bookmaker esteri, il dato non potrà che aumentare e permettere al mercato di avvicinare, se non addirittura superare, il tetto dei 2 miliardi di euro. Si prospetta un anno record. E con esso l’opportunità di sfruttare le novità inserite nella Finanziaria in termini di prelievi che prevedono una riduzione del carico erariale all’8% nel caso il fatturato delle scommesse sportive superi nel 2006 il tetto di 1850 milioni. Ci dovremmo essere. Più difficile invece oltrepassare la soglia dei 2150 milioni che porterebbe la tassazione al 6,6%. La risposta a queste aspettative è legata a filo doppio al Mondiale di calcio, che si disputerà in Germania dal 9 giugno al 9 luglio, e soprattutto alle fortune della nostra nazionale.
Alla vigilia di questo appuntamento, l’Aams dovrebbe permettere ai bookmaker operanti sulla penisola di allargare il campo dell’offerta per rispondere agli attacchi, più o meno leciti, in arrivo dall’estero. Dove ci sono meno paletti da rispettare. Un vecchio discorso. A queste lagnanze, i Monopoli di Stato hanno risposto che oltre il 40% del palinsesto viene ignorato. E allora...
Nel frattempo si è aperta una frattura fra i bookmaker stranieri. Di settimana in settimana aumenta il numero di quegli operatori che si mettono in regola con le nostre leggi. L’ultimo caso riguarda Betandwin che, dopo aver acquistato una concessione a Pietra Ligure, ha fatto partire il nuovo sito diventando di fatto il nono provider attivo sul mercato italiano. L’acquisizione di una agenzia e l’apertura di un sito con il suffisso «it» non permette solo di adeguarsi alle norme, ma anche di tutelare il marchio che resta uguale a se stesso e di farsi pubblicità. La decisione di Betandwin è di grande importanza perché la società, fondata sul finire del 1997, rappresenta una realtà ormai consolidata in Europa: nel 2005 i ricavi lordi hanno sfiorato i 150 milioni di euro con una crescita del 177% rispetto ai 52 milioni dell’anno precedente. In aumento anche gli utili passati, nel giro di un anno, da 6,3 a 15,1 milioni. Oltre 2 milioni i clienti registrati. È di questi giorni, fra l’altro, la notizia che Betandwin, dopo aver inseguito vanamente il Barcellona, ha proposto al Milan una sponsorizzazione di 4 stagioni del valore di 70 milioni di euro: 17,5 a stagione.
Ci sono invece altri bookmaker inglesi che intendono citare in giudizio il governo italiano in seguito all’oscuramento dei loro siti di gioco: sul piatto milioni di sterline. Si tratta di Ladbrokes, William Hill, Betfair e Coral Eurobet che fanno parte della cosiddetta «black list» insieme ad altre 500 società.

Secondo l’agenzia Agicos, la Remote Gambling Association, l’organizzazione commerciale che opera nel settore dei giochi in Gran Bretagna, presenterà un’azione legale al Tar del Lazio contro la legislazione del nostro Paese.

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