Il sabato delle molotov, i due episodi non collegati

Non sarebbero collegati tra di loro gli attentati avvenuti a Roma negli ultimi giorni e che hanno avuto come obiettivi un locale frequentato dagli omosessuali, il Qube, e un centro sociale di centro destra nella zona del Tuscolano. È questa l’idea a cui sono giunti gli uomini della Digos che stanno mettendo in fila tutti i tasselli fino a ora raccolta per dare un nome e un volto agli autori dei gesti violenti. Intanto in Procura le indagini saranno seguite dal pool terrorismo-ordine e sicurezza pubblica coordinato dal procuratore aggiunto Pietro Saviotti. I reati per i quali si procede, anche per il blitz di ieri al comitato provinciale della Croce Rossa, sono quelli di porto, detenzione e lancio di materiale esplodente nonchè danneggiamento.
La Scientifica continua, intanto, il lavoro per tentare di individuare impronte o tracce utili alle indagini sulle bottiglie-molotov utilizzate per il raid al centro sociale «Spazio Gens Romana», avvenuto in via Evandro. Gli inquirenti hanno anche analizzato la traccia lasciata da una delle bombe, una sorta di «vampa di fuoco», per tentare di ricostruire la dinamica del lancio dell’ordigno rudimentale.

Nelle ultime ore sono stati ascoltati anche esponenti della così detta area antagonista ma al momento non sarebbero emersi elementi utili alle indagini ne riscontri concreti su quanto avvenuto sabato sera. La Digos ha ascoltato anche i gestori del locale, in assenza di immagini di telecamere fisse.

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