Sabbia, colt, cazzotti e film culto. Bienvenidos amigos a Almería

La cittadina andalusa negli anni '60 fu la capitale del cinema a basso costo. Ora un libro ne racconta la leggenda, da Sergio Leone a Brigitte Bardot...

Sabbia, colt, cazzotti e film culto. Bienvenidos amigos a Almería

Era cominciato tutto all'inizio degli anni Sessanta, sulle dune di sabbia di Capo de Gata, il mare poco lontano, a nord del porto di Almería in Spagna. Una casa di produzione francese aveva trovato lì il deserto libico che doveva servire da paesaggio cinematografico per Un taxi per Tobruk, Lino Ventura e Charles Aznavour fra i protagonisti. Era stato necessario costruire una camionabile di undici chilometri per portare gli attori sul set... L'anno successivo, il 1961, per il suo Lawrence d'Arabia David Lean aveva osato ancora di più, trasformando la spiaggia di Algarrobico nel golfo di Aqaba, creando un'oasi con tanto di palme e addirittura una "strada ferrata" su cui filmare un deragliamento con annesso assalto al treno... Due anni dopo, era stato il turno del peplum per eccellenza, i "sandaloni" nel gergo cinematografico italiano, ovvero Cleopatra, Richard Burton e Liz Taylor attori e amanti nel film come nella vita.

Fino ad allora la regione aveva vissuto stancamente: bastione repubblicano durante la guerra civile, quando negli anni Cinquanta il generalissimo Franco aveva iniziato a modernizzare il Paese, fabbriche, dighe e strade che gli erano valse il soprannome di Paco la turbina, era stata lasciata indietro per scontare l'antico affronto di non esserle stata da subito fedele. Senza acqua corrente e con strade accidentate, Almería si era praticamente svuotata.

Dopo non sarà però Hollywood a fare la sua fortuna, anche se la concorrenza televisiva stava spingendo i grandi studios sulla strada dei kolossal a prezzo ridotto. Più semplicemente, succede che un italiano, che si chiama Sergio Leone, ma che per il suo primo western in salsa samurai, Per un pugno di dollari, girato a nord di Madrid, si è firmato Bob Rafelson, visto il successo decide di bissare il genere e i luoghi in cui girarlo. È il 1965, ma a nord di Madrid c'è la neve e questo clima non è adatto per il deserto di El Paso dove vuole ambientare Per qualche dollaro in più. Così si sposta anche lui in Almería, a Tabernas, più nell'interno. La banca, concepita come una fortezza spagnola che domina la piazza principale della cittadina costruita per l'occasione, un anno dopo si tramuterà nell'hotel dove Eli Wallach cerca di impiccare Clint Eastwood ne Il buono, il brutto, il cattivo; nella prigione dal cui tetto Burt Reynold tira i candelotti di dinamite contro i suoi nemici, in Navajo Joe; poco più tardi nel casinò di Il mercenario, con Franco Nero... È il western all'italiana, ovvero lo spaghetti western, a segnare il novo destino cinematografico di Almería... Come riassumerà un giornalista dell'epoca, "Ciò che un tempo era la povertà di Almería oggi è la fonte della sua fortuna. Degli industriali hanno comprato dai contadini terreni sterili e aridi e oggi li affittano a peso d'oro ai cinematografari. Ci sono allevamenti di cavalli arabi e di purosangue, i carpentieri hanno smesso di costruire barche da pesca e tirano su interi villaggi in stile nuova frontiera: barber shop, sheriff office, general store eccetera... Le parrucchiere della regione lavorano per quelli del cinema, i tassisti fanno quotidianamente corse di decine di chilometri per portare attori e tecnici sui luoghi delle riprese. Le locande si occupano delle vettovaglie e delle mense in pieno deserto per le troupes cinematografiche".

Cominciano a sorgere anche nuovi hotel, non solo per quelli del cinema, ma perché c'è una clientela spagnola desiderosa di vedere da vicino i divi che fino a ieri ha visto solo sullo schermo. Nel 1968 si inaugurano l'hotel Aguadulce e il Grand Hotel Almería, il periodico Hollywood Reporter annuncia che Almería si è "autoproclamata Capitale mondiale del cinema" e che ci sono ben otto film girati in contemporanea. Il generalissimo Franco, che non è uno stupido, tiene a battesimo il nuovo aeroporto costruito a tempo di record.

Soprattutto, il '68 è anche l'anno in cui ad Almería arrivano Brigitte Bardot e Sean Connery, ovvero i due sex symbol dell'epoca. Il primo non vuole essere più James Bond, la seconda non vorrebbe più fare film e se ha firmato il contratto l'ha fatto senza leggerlo. Nel lasso di tempo fra la firma e l'inizio delle riprese si è però innamorata, di Serge Gainsbourg, nonostante sia la moglie di Gunter Sachs. Il film si intitola Shalako, è un western tratto da un romanzo western dello scrittore americano Louis L'Amour. È il primo western di Sean Connery e sarà anche l'ultimo. Non è il primo western della Bardot, ma non ce ne saranno altri. È però il film che manderà in pezzi sia la storia d'amore con Gainsbourg, sia il matrimonio con Sachs. Shalako, per certi versi, segna anche l'inizio della fine di Almería, lo zenit e il nadir come nuova mecca del cinema. Dopo di allora, sarà la decadenza a prendere il sopravvento.

"Stelle, sabbia e lacrime" è il sottotitolo di Almeria68 (Hugo-Doc editore, pagg. 238, euro 19,95) in cui Philippe Lombard racconta brillantemente quell'anno cruciale per i personaggi prima citati e per la regione che dà il titolo al libro, tanto più cruciale se si pensa a quello che intanto in Europa e nel resto del mondo sta avvenendo, dalla contestazione studentesca all'invasione della Cecoslovacchia, dall'offensiva del Tet in Vietnam agli assassinii di Martin Luther King e di Robert Kennedy. Cinematograficamente parlando, sarà anche l'anno di Blow up di Antonioni e di Z. L'orgia del potere di Costa Gavras...

Ad Almería, comunque, quell'anno non ci sono solo Sean Connery e B.B. a cavalcare. Robert Hossein gira anche lui il suo primo western, Cimitero senza croci, con Michèle Mercier, già Angelica marchesa degli angeli cinematografica. Giuliano Gemma è sul set di E per tetto un cielo di stelle: il "maestro d'armi" di entrambi i film è l'italiano Benito Stefanelli e succede che qualche comparsa confonda un set per l'altro. Succede anche che una carica di pellerossa nel film Shalako piombi sulla porzione di deserto in cui si gira I sette senza gloria, con Michael Caine nelle vesti di un ufficiale inglese nell'Africa della Seconda guerra mondiale: davanti ai carri armati i cavalli si imbizzarriscono e disarcionano i loro cavalieri-indiani... Ci vorranno ore per ripulire il tutto.

Naturalmente, c'è anche Sergio Leone, con il suo C'era una volta il West. Ad Almería è arrivato in treno, perché ha paura di volare, insieme con Robert Hossein. Sono amici, tanto che quest'ultimo farà il gestore della posada dove arriva Claudia Cardinale. Per ricambiare, Leone dovrebbe fare il tenutario dell'hotel di Cimitero senza croci. Dopo aver visto i giornalieri Leone gli chiede di tagliare via tutto: "I cavalli recitano meglio di me" gli dice.

Nelle sue memorie, Michael Caine scriverà che quell'esperienza spagnola gli suggerì l'idea di scrivere "il libro più breve del mondo. La guida dei buoni ristoranti di Almería"... Per Edward Dmytryk, il regista di Shalako, "girare nell'ultima città di Spagna" sarà "come essere in prigione". Quanto a Brigitte Bardot, "Almeria è in un buco di culo di Spagna" e l'Hotel Aguadulce dove alloggia "una navicella spaziale che ti gela l'anima".

Oggi Almería vive del commercio di frutta e verdura, del turismo e del ricordo della sua età dell'oro. L'aver ancora ospitato le riprese di Conan il barbaro o di Indiana Jones e l'ultima crociata sono stati nel tempo i "fuochi fatui" di ciò che li aveva preceduti.

C'è un museo del cinema, un parco a tema, qualche villaggio western sparso che fa la gioia dei bambini e dei nostalgici. Ma non c'è più quella magia e quel '68 resta l'icona di quando i nuovi western si giravano nella luna e quella luna era la Spagna.

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