Sabina e gli "Avanzi" di gioventù: "Serve un reality sui Guzzanti"

"Le ragioni dell’aragosta": i comici dello show si rivedono per un ultimo malinconico spettacolo. Ambizioso nei fini, limitato nei mezzi, il film di Sabina Guzzanti è la prima pellicola italiana incisiva della Mostra

Sabina e gli "Avanzi" di gioventù: "Serve un reality sui Guzzanti"

Venezia - Ambizioso nei fini, limitato nei mezzi, Le ragioni dell'aragosta di Sabina Guzzanti è il primo film italiano incisivo della Mostra, presentato nelle «Giornate degli autori». Uscirà dopodomani; oggi (h 23.30) La7 gli dedica un programma, come da un programma tv dalla Rai, Avanzi, vengono gli interpreti del film della Guzzanti (Francesca Reggiani, Pierfrancesco Loche, Cinzia Leone, Stefano Masciarelli, Antonello Fassari). Col pretesto che si radunino dopo quindici anni di strade diverse nel (vero) paesino di Su Pallosu per provare uno spettacolo pro-pescatori d'aragosta, Le ragioni ne evoca ricordi e frustrazioni con allegra malinconia. Parlano, parlano, parlano. Ma vale per tutti loro la battuta di C'eravamo tanto amati di Ettore Scola: «Volevamo di cambiare il mondo; il mondo ha cambiato noi».

Signora Guzzanti, ai reality show oppone un finto reality che è un anti-reality, ricorrendo alla macchina da presa fissa. Perché?
«I reality sfruttano la falsa convinzione che una storia possa nascere dal niente. Inducono così lo spettatore a rinunciare a ogni senso critico, nell'illusione di assistere a scene rubate».
Scopo delle Ragioni?
«Rispondere alle domande, venate di un senso d'impotenza, che mi poneva il pubblico quando presentavo l'altro mio film passato per la Mostra, Viva Zapatero».
Dunque, Le ragioni dell’aragosta è...
«... un film politico dal basso».
Cioè?
«Un film che esorta lo spettatore ad assumersi le sue responsabilità».
Lei fissa un inizio per il declino dell'Italia che le piaceva?
«Da quando la Fiat licenzia i sindacalisti col pretesto di una riduzione di personale dopo la marcia dei quarantamila a Torino».
Nel 1980. Ma Avanzi è ben posteriore.
«E nasce in un momento in cui i politici di destra e di sinistra erano troppo occupati ad abbattere il Caf (Craxi-Andreotti-Forlani) per occuparsi della Rai».
Nelle Ragioni dell'aragosta lei raduna i reduci di Avanzi per un nuovo spettacolo da tenere a Cagliari. Però loro disertano, per una ragione o per l'altra.
«Perché è un film sulla fragilità, sulla paura e sul dubbio. Viviamo in un regime che non saprei se definire massonico, fascista, sovietico o berlusconiano».
O prodiano.


«Anche prima di girare il film avevo detto che Prodi non avrebbe cambiato le cose».
Lei fa film, suo fratello fa film: contro la politica di vostro padre Paolo...
«... già, un giorno o l'altro si dovrà fare un reality show su casa Guzzanti».

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