Politica

Sabina Guzzanti piange i soldini volati via, i fan la caduta della Samurai

Altro che paladina dell'etica di sinistra, altro che «Draquila». La nota comica si scopre peggio dei pescecani della finanza: è stata truffata per aver rincorso interessi dall'8 al 12 per cento.
Gli ammiratori esprimono la delusione sul suo sito: «Volevi fa' la strozzina, te sta pure bene»

Eh no, cara Sabina Guzzanti, fattelo dire: stavolta hai toppato. Ma, per favore, non metterci un tacon peggio del buso.Fallo per i tuoi ammiratori, fallo per tuo padre che ha interrotto una fruttuosa carriera con il Berlusca (anche) per difendere i tuoi diritti, fallo per tuo fratello Corrado, che non ha mai smesso di farci ridere e sognare.
I fatti sono semplici: a nulla vale camuffarli agitando le acque. Hai guadagnato - giustamente - tanti soldini con il tuo lavoro. Li hai messi a frutto, risparmiosamente alla maniera borghesuccia e va benissimo, siamo contenti, non è questo il punto. Quello che si sospetta - un sospetto che ci fa molto male - è che tu non creda a nulla di ciò che dici nel tuo lavoro, nei tuoi spettacoli, che siano tutte fole per ingannare il popolo bue. Anzi, per dirla tutta, che tu non sia nemmeno di sinistra, e che abbia sfruttato l'onda anti-Berlusca appunto e unicamente per far quattrini. Tutto lecito, naturalmente: siamo uomini di mondo. Ma triste, tristissimo, considerata la caratura ultramorale della tua satira.
Da che pulpito può venire la predica se - piuttosto che investire i soldi guadagnati in un'attività benemerita (attenzione: non dico beneficenza!), che creasse lavoro, o che persino ti assicurasse una rendita sicura, costante, moderata, giusta, eticamente e politicamente - hai cercato di guadagnare sui mercati finanziari come il peggiore dei pescecani della finanza? Perché andare a cercare un guadagno da strozzina, piuttosto che accontentarti di investimenti da compagna?
Ci spiace da morire, siamo delusi e depressi. Hai titolato nel tuo sito ufficiale: «Sbatti il mostro in prima pagina», volendo sottintendere che i quotidiani abbiano approfittato dello scivolone per fartela pagare. No, purtroppo: come capita in questi casi, il tuo era un nome noto, un nome da «Vip». Anche tu sembri ricordarlo, perché scrivi nell'articolo: «Giustamente la mia faccia era su tutti i telegiornali e sui giornali di oggi e di ieri perché sono stata truffata insieme a tanta altra gente e scandalosamente hanno arrestato i truffatori e non i truffati...» Ecco, qui sembra trapelare una vena satirica, o sarcastica, che sinceramente appare del tutto fuori luogo. La butti in caciara e precisi: «Però innanzi tutto giustamente si sottolinea questo: che evidentemente chi ha messo dei soldi "aveva i soldi". Infatti i soldi li avevo io. Tutti. Ora lo sapete. Vi domandavate come mai non arrivavate alla fine del mese? Li avevo presi io. Insieme a Massimo Ranieri e a degli aristocratici. E così anche la questione crisi economica è spiegata...».
Sei proprio fuori strada, Sabina. Insisti nella tua lagna e cerchi di truccare le carte in tavola. Racconti che «ora sono nelle ambasce perché non so se dire una cosa, cioè se mi conviene. Scrivono sul corriere della sera e sul messaggero qualcosa come che "curiosamente" io ho recuperato i soldi e gli altri no... Dal punto di vista dell'immagine credo che ci guadagnerei se si pensasse che sono stata furba e prepotente. Quindi forse non ha molto senso smentire, solo appuntarsi il nome del giornalista e aggiungerlo alla lunga lista di quelli a cui non bisogna credere. Non sono l'unica evidentemente a cui piace guadagnare senza alzare un dito...».
Il tuo vittimismo è ripugnante, Sabina, lascialo dire a un tuo ammiratore. E non ce ne frega nulla, né del discorso sui camorristi truffatori, né di come recupererai i soldi (se ci riesci), e nemmeno della tua lista di proscrizione di giornalisti nemici. Ti butti a capofitto in queste tua questione che definisci «complessa» e «difficile da riassumere in poche righe», ma non ti accorgi che ti sta passando addosso un tir di depressione dei tuoi ammiratori. Un Orient Express di delusione per la tua pochezza etica.
Fai dell'ironia sul fatto che ci «hai pagato pure le tasse» e, aggiungi, «lo so che è una cosa lurida, ripugnante, ma l'ho fatto. Ho pagato le tasse per giunta su dei soldi che credevo d'avere e invece non ho... Spero che Minzolini non infierisca sulle mie miserie. Sono un verme, chiedo solo di poter continuare a vivere nell'ombra». Vedi, cara Sabina, se ti senti un verme è perché chi ha creduto in te non immaginava quanto fossi venale e fragile di fronte alle sirene della finanza facile, quella che ti arricchisce «senza muovere un dito». No, non è la comicità del contrappasso che noi ex ammiratori possiamo apprezzare.
Leggiti alcuni dei commenti contenuti sul tuo stesso blog per cominciare a capirlo. Non ti rimproverano (salvo qualche caso impietoso) di aver guadagnato e voluto investire una discreta sommetta (400mila euro, pare), no. Ti rimproverano l'eccesso speculativo, l'esserti comportata come uno qualsiasi di quei personaggi arraffoni, cui non basta l'interesse corrente, ma comicamente e cinicamente vogliono un rendimento tra l'8 e il 12 per cento. Da dove diavolo pensi che possa venir fuori questo rendimento sopra le righe? Da una truffa, com'è stato, o - peggio - da operazioni finanziarie che vanno ben oltre lo strozzinaggio.
Come ti scrive tal Andrea: «senza cattiveria, ma te sta bene. Non è vergogna avere soldi se li hai guadagnati onestamente (come sicuramente hai fatto tu). Ma se uno ha un po' di soldi da parte per me non deve usarli per farne altri senza muovere un passo, facendoli fruttare in borsa... Aprici piuttosto un bar (e dai lavoro a qualcuno), compra una casa e affittala a equocanone a qualche precario (i risparmi, ovvero la casa per la tua vecchiaia, ti restano e magari si rivalutano pure), produci un film o uno spettacolo (se ha successo ci guadagni lo stesso). Ma darli a una finanziaria che nel migliore dei casi poi li presta a strozzo o li presta alle fabbriche di armi o a chi cazzo gli pare, beh, allora questi soldi è meglio farseli fregare. Con affetto, un tuo ammiratore».
Cominci a capire, Sabina, dove stail tuo peccato? E se i tuoi soldi fossero serviti, chessò, a pagare i mercenari libici di Gheddafi? E se fossero andati a una fabbrica che sfrutta i bambini nel terzo mondo? Di esempi te ne potrei fare, come puoi intuire, migliaia e migliaia, acuendo il tuo senso di colpa (che non si è ancora manifestato, per la verità).
Come ti redarguisce un tal Frank, sempre sul tuo sito, «se una persona ha degli ideali di vera sinistra non dovrebbe avere dei grandi capitali in banca...». E questo non vuol dire che quelli di sinsitra debbano essere poveri e con le pezze al culo, ma che almeno mantengano un minimo di decoro, di coerenza con ideali un po' più alti, meno terra terra. Ci sei sembrata uno di quegli imprenditori che ridevano alla notizia del terremoto dell'Aquila, alle 2 di notte, pensando agli affari che avrebbero fatto. Ecco, Sabina, stavolta Draquila sei stata tu.

E ne siamo desolati.

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