da Roma
«Compito della Rai è far conoscere il Paese che viviamo a tutti gli italiani». Con i mezzi della Rai, ovviamente. Cioè - secondo le parole di Claudio Petruccioli - con le fiction. Ecco spiegata l'insolita cornice istituzionale che ieri a Roma, alla presenza del presidente Rai, del ministro degli Interni Amato e del sindaco di Roma Veltroni - oltrechè di 1500 studenti liceali romani - ha dato risalto alla presentazione di Butta la luna: la serie in otto puntate (al via da stasera su Raiuno) incentrata sul tema dell'integrazione razziale. «La Rai ha accolto in anticipo l'invito che io feci perché nella fiction ci si occupasse di questi argomenti - ha ammesso Amato -. La televisione può infatti aiutarci a capire chi siamo noi, e chi sono coloro che vengono da noi. Può ricordarci che le aspettative degli immigrati di oggi sono uguali a quelle degli immigrati di ieri. Che eravamo noi italiani».
Tratto dall'omonimo romanzo di Maria Venturi, diretto da Vittorio Sindoni e interpretato, accanto a Fiona May, anche da Andrea Tidona, Isa Barzizza, Anita Zagaria e Nino Frassica. Butta la luna racconta di Alyssa, ragazza nigeriana sedotta e abbandonata da un italiano, che partorisce una bimba bianca come il padre e che, aiutata da vari italiani di buona volontà, affronta prima i pregiudizi legati al colore della sua pelle; e poi a quello di sua figlia. «Questa storia può aiutarci a liberarci dai pregiudizi che abbiamo sugli stranieri - ha osservato Amato -. E che loro hanno su di noi. A chi fra gli spettatori ha criticato l'impostazione fin troppo ottimista della storia, ai limiti d'un buonismo appiccicoso e inverosimile, Maria Venturi ha ribattuto «che in Butta la luna, al contrario, non cè un filo di retorica e nemmeno di buonismo. Non vuole essere politicamente corretto; solo lanciare sentimenti buoni e reali».
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