Sacconi alle imprese: «Non è il momento di tirare i remi in barca»

Partiamo da un dato positivo e cioè che nel 2007 i livelli occupazionali a Milano e nel resto della Lombardia sono rimasti su valori elevati e anche quelli disponibili per la prima parte del 2008 non hanno dato segnali di cedimento. Che dal punto di vista strutturale il mercato del lavoro milanese sembra funzionare meglio di quello italiano (al 2007 il tasso di occupazione a Milano è del 68,3 contro il 58,7 nazionale) e che l’incidenza degli infortuni ha fatto registrare un calo più marcato rispetto ad altre province.
Infine che i lavoratori meneghini hanno una scolarità superiore alla media italiana: il 79,3% dei laureati a Milano ha un impiego contro il 75,4, con una significativa presenza della componente femminile (è laureata una lavoratrice su quattro). Senza contare che nel 2007/2008 le attività formative sono aumentate del 3,6% rispetto al precedente biennio. Poi facciamo la tara, precisando che i dati della ricerca «Il lavoro a Milano» realizzata da Assolombarda e Cgil-Cisl-Uil Milano e presentati ieri mattina, fanno riferimento al periodo precedente la crisi degli ultimi mesi. E infatti basta sfogliare le slide più aggiornate per accorgersi che già a partire dalla seconda metà del 2008 iniziano a comparire le prime ombre. Aumenta il ricorso al monte ore della Cassa Integrazione Ordinaria, specialmente nei settori del tessile, chimico e meccanico. E da giugno a dicembre 2008, l’impatto negativo della recessione incide anche sui livelli occupazionali. «La crisi si fa sentire in modo pesante - ha detto il presidente di Assolombarda, Diana Bracco - ma i dati strutturali che emergono dalla ricerca dimostrano che la nostra economia ha basi solide. Siamo tutti sulla stessa barca, imprenditori e lavoratori ora devono remare nella stessa direzione. È il momento di intervenire per creare le condizioni di ripresa». A partire dagli investimenti nella formazione dei lavoratori. «La recessione è molto diversificata per settore - ha continuato la Bracco - e ce ne sono alcuni che stanno reagendo e che vanno premiati». Con provvedimenti come il credito di imposta o la Sabatini, secondo la Bracco.
«I dati del rapporto non esprimono fino in fondo la crisi - ha precisato il segretario generale Cgil Milano, Onorio Rosati -: nel settore dell’edilizia a dicembre 2008 c’è stato un aumento del 1.200% delle ore di cassa integrazione rispetto al 2007. Usiamo la leva dell’Expo come misura anticiclica, anticipiamo l’iter per l’apertura dei cantieri così che la Fiera contribuisca alla ripresa delle attività produttive». In sostanza, servono più risorse e in tempi più brevi per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali che, secondo Rosati, andrebbero estesi anche a chi non è cassaintegrato. «Leggere la crisi con questi strumenti è importante - ha concluso Rosati - ma dimentichiamo i lavoratori delle piccole imprese che non sono tutelati».

Durante il suo intervento il ministro Sacconi: «Dobbiamo evitare che le risorse disponibili deresponsabilizzino le imprese, in una fase di crisi e mentre è in corso un ricambio generazionale che può stimolare qualche imprenditore a tirare i remi in barca». Lascia il tempo che trova invece, secondo il ministro, la proposta della Cgil di aumentare la pressione fiscale sui redditi oltre i 150mila euro da destinare a fondi aggiuntivi contro la crisi.

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