Roma - Senatore Sacconi, come responsabile Lavoro di Forza Italia, cosa pensa dell’ennesima lotta intestina nel governo dinanzi alla riforma previdenziale?
«Emergono la confusione della maggioranza e la propensione elettoralistica del governo. Questo perché, da un lato, l’esecutivo non presenta una proposta organica di riforma al confronto con le parti sociali e, dall’altro lato, si accinge a concordare con loro alcune norme di spesa previdenziale che ne renderanno ancor più difficile l’attuazione».
Ragionando da avvocato del diavolo, si potrebbe dire che il governo tenta di indorare la pillola ai sindacati?
«Non è affatto così, perché anticipando e separando alcune disposizioni facili e popolari da quelle meno facili e meno popolari si viene meno alla logica dello scambio. Tutte le disposizioni in esame sembrano destinate a riaprire la voragine dei conti previdenziali e della spesa pubblica. Con la furbesca intenzione di imbrogliare la Commissione Ue utilizzando false coperture come i presunti risparmi che deriverebbero dalla fusione dei grandi enti previdenziali».
Ricordiamo quanto si spenderebbe per abbattere lo scalone.
«Lo scalone significa un contenimento cumulato della spesa fino al 2013 di quasi 40 miliardi di euro, ovvero con un contenimento a regime già dal 2011 di 9 miliardi di euro su base annua. La riforma non è stata fatta per tagliare la spesa ma per stabilizzarla al già alto livello del 15% del pil. A queste uscite se ne aggiungerebbero altre come il sostegno ai lavori usuranti, il riscatto della laurea e il sostegno al reddito degli ultrasessantacinquenni. Si tratta di una serie di azioni che sono anche nel pdl di Forza Italia, ma sembra è discutibile l’intenzione di allargare l’ambito dei lavori usuranti».
Il governo pensa di risparmiare fondendo gli enti previdenziali.
«Questa fusione non darà certamente economie nei primi anni ed è molto discutibile che li possa dare successivamente perché Inps e Inpdap hanno gestioni diverse. Inoltre si raggiungerebbe una soglia dimensionale che produrrebbe inefficienze».
Il governo vuole agire anche sui coefficienti.
«Con lo scalone abbiamo potuto non applicare la revisione dei coefficienti di trasformazione nel 2005 perché abbiamo eliminato la principale ragione della loro introduzione: la flessibilità dell’età di uscita che abbiamo eliminato innalzando l’età minima. Rimane una seconda ragione che è l’allungamento dell’aspettativa di vita. Ma si potrebbe ripensare questo strumento per incentivare l’innalzamento dell’età pensionabile sopra i 62 anni fissati dalla riforma Maroni dal 2014».
Cosa pensa della proposta di parificare l’età pensionabile di uomini e donne?
«È ingiusta e inefficace perché già oggi le donne purtroppo non usano la pensione di anzianità, perché non riescono ad accumulare i periodi di versamenti assicurativi. È opportuno rinviare il discorso a un momento in cui nel mercato del lavoro ci siano condizioni di maggiore parità».
Padoa-Schioppa ha detto che o ci si accorda o resta la legge Maroni-Tremonti.
«Mi sembra il ruggito di un gatto. Martedì scorso agli studenti della Luiss ho detto che nulla più di una riforma della previdenza consente di giudicare se chi governa pensa al futuro e ai giovani.
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