Sacconi stoppa l’allungamento della Cig: «Norma inutile»

Roma. Il governo «darà parere negativo all’emendamento» che allunga la durata della cassa integrazione ordinaria da 52 a 78 settimane. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha bocciato l’emendamento approvato martedì scorso dalla commissione Lavoro della Camera. Secondo Sacconi si tratta di una «norma inutile», perché i nuovi strumenti già «proteggono bene» i lavoratori delle aziende in crisi.
In particolare, il ministro ha sottolineato che è stata semplificata la procedura per la cassa straordinaria e che con la cassa in deroga si coprono «duttilmente e flessibilmente per un tempo anche indefinito tutti i lavoratori che hanno i requisiti».
La posizione espressa dal titolare del Lavoro ha determinato le solite rimostranze da parte della Cgil. «Le intenzioni annunciate da Sacconi confermano la concezione di inutilità del ruolo del Parlamento e la pervicacia nel non dare risposte adeguate alla crisi e alle ricadute che questa provoca sul lavoro», ha commentato il segretario confederale, Fulvio Fammoni. Decisione «molto grave» anche per l’ex ministro del Welfare, il Pd Cesare Damiano, che ha accusato Sacconi di smentire «gli esponenti del suo stesso partito». E, in effetti, il presidente della commissione Lavoro della Camera, Silvano Moffa (Pdl) non l’ha presa bene. «Le Camere - ha sottolineato l’esponente finiano - non possono essere limitate nel loro ruolo di proposizione legislativa anche su argomenti delicati». Il primo firmatario dell’emendamento, Giuliano Cazzola (Pdl), ha invece ribadito che la norma non era «un assalto al Palazzo d’inverno».
L’orientamento di Sacconi è stato apprezzato dal presidente di Confartigianato, Giorgio Guerrini.

«Non vorremmo che si finisse per utilizzare le risorse destinate alla cassa integrazione in deroga, penalizzando così tutte quelle imprese, soprattutto di piccole dimensioni, che attualmente usufruiscono di questa forma di ammortizzatore sociale», ha detto.
Oggi, intanto, il ministro incontrerà le parti sociali per richiedere un avviso comune sulla rimodulazione degli orari di lavoro in modo da poter conciliare la professione con la famiglia.

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