Roberto Corsi
Era stata separata dal suo illustre padrone che la aveva pretesa e voluta invece, proprio affinchè rimanesse con lui per sempre. Adesso, finalmente, il padrone, anche se è morto da tremila anni, ha potuto riabbracciare il suo amuleto qui, a Genova. Si tratta della statua di Pasherienaset sacerdote egizio votato al dio Falco Horo e ad Hator la «Dorata» vissuto circa 2600 anni fa, tra il settimo e il sesto secolo avanti Cristo a Edfu nellAlto Egitto. Pasherienaset che tutti aveva comandato durante la vita si era trovato però, in fin di vita, a temere più di tutto la morte e in particolare il deteriorarsi del suo corpo. Era infatti credenza della sua religione che se il suo corpo si fosse devastato nel corso degli anni, lui non avrebbe potuto dare inizio alla sua seconda vita: quella dopo la morte. Se invece avesse avuto una statua che lo rappresentava e con il suo nome al momento della morte, Pashrienaset pensava che i vari elementi spirituali che componevano il suo corpo si sarebbero potuti riunire allinterno di essa. Per questo il sacerdote, oltre alla consueta imbalsamazione, pratica di conservazione del defunto utilizzata in Egitto su tutti i dignitari, aveva anche «ordinato» una statuetta con le sue sembianze giovanili da mettere nel suo corredo funebre e che potesse sostituirlo, come una sorte di controfigura, nel suo viaggio per laldilà.
Il fattore che Pasherienaset non aveva calcolato è che la sua tomba che doveva essere nei pressi di Nag el-Hassaia, molti secoli dopo, sarebbe stata violata probabilmente dai famigerati «cacciatori di tombe» che hanno depredato il suo corredo e messo i bastoni tra le ruote al suo piano di eterna giovinezza. Da quel momento in poi infatti, il sacerdote egizio, la sua statua e lintreccio delle loro storie si divide. Pasherienaset o meglio la sua mummia, furono, nel 1931, donati al museo archeologico di Genova dalla famiglia Figari che ne era venuta in possesso durante un lungo soggiorno in Egitto. La statua invece è caratterizzata da una storia estremamente più avventurosa con molti interrogativi e qualche certezza. Le sue prime notizie dopo la divisione dal sacerdote sono ad Alessandria dEgitto e al Cairo nelle ville cioè, di un illustre politico e collezionista di reperti egiziani armeno chiamato Tigrane Pacha dAbro che è stato senza dubbio il primo possessore della statuetta. Come e dove se la sia procurata sono però due dei tanti misteri che avvolgono la storia recente di questa statua. In seguito passa in mano a tale Michel Abemayor, mercante darte ebreo vissuto al Cairo a cavallo fra 800 e 900, che aveva acquistato la maggior parte della vasta collezione di Tigrane Pasha. Abemayor negli anni 50 decide di trasferirsi a New York dove continua la sua attività di mercante a Madison Avenue. Questo è il momento di maggiore distanza tra la statuetta, approdata negli Stati Uniti e il sacerdote, nel museo genovese già da venti anni.
Ma non è finita qua. Tracce della statua riappaiono nel catalogo di una mostra di scultura sulletà saitica tenutasi al Brooklyn Museum nel 1960. Segue poi, uneclissi di quarantanni di cui non si sa nulla. Poi allimprovviso, rispunta dal nulla nel dicembre 2004, in unasta di Sothebys dove è stata finalmente recuperata dalla fondazione «Edoardo Garrone». Nel momento del passaggio di proprietà la statuetta apparteneva a unaltro collezionista: la commerciante darte parigina Marianne Maspero, nipote del celebre egittologo Gastone Maspero, direttore del museo nazionale del Cairo.
È tramite la fondazione «Edoardo Garrone» che la statua di Pasherienaset si è finalmente riunita al legittimo proprietario. La Fondazione ha infatti offerto questo reperto in comodato al comune di Genova per unesposizione temporanea alla Commenda di Prè in cui, tra le altre cose, saranno ricostruiti i viaggi e le avventure di questa statuetta.
Domani a partire dalle ore 15 ci sarà la visita guidata alla sala egizia, alla statuetta di Pasherienaset e al sacerdote stesso con tanto di corredo che comprende la «corazza magica» e lo scarabeo che legiziano ha posto sul cuore.
Al sacerdote però che aspettava questa riunione da secoli non è stato dato il dispiacere di aspettare anche questi altri giorni.
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