Saddam ammette: ordinai la distruzione di Dujail

da Bagdad

Al termine della 14ª udienza del suo processo, l’ex presidente iracheno Saddam Hussein ha ammesso di fronte ai giudici di aver ordinato il processo ai sospetti del fallito attentato di Dujail, l’8 luglio 1982, contro il convoglio su cui viaggiava il dittatore. All’imboscata seguirono 400 arresti e, nel 1984, 148 esecuzioni di sciiti su ordine della Corte rivoluzionaria dell’ex regime, di cui Saddam è imputato insieme ad altri sette funzionari dell’ex regime.
«Dov’è il crimine?», ha chiesto Saddam alla Corte. «Processare chi è sospettato di avere aperto il fuoco contro un capo di Stato, a prescindere dal suo nome, è forse un crimine?», ha aggiunto. Prima che il giudice aggiornasse il processo al 12 marzo, l’ex raìs ha chiesto la parola per sostenere che i co-imputati dovrebbero essere prosciolti, visto che era lui il presidente, e gli altri si limitavano a prendere ordini. L’ex presidente ha anche ammesso di aver dato ordine perché venissero distrutti dei frutteti nella zona, in rappresaglia all’attacco attribuito al partito sciita Dawa. Il procuratore Jaafar al Moussaoui ha anche mostrato al tribunale una lettera firmata da Saddam che autorizza la grazia per i 148 sciiti condannati a morte per l’attentato contro di lui.


A Bagdad intanto altre due autobombe hanno provocato la morte di almeno 26 persone e il ferimento di altre 70. Gli episodi di violenza fra sciiti e sunniti hanno provocato oltre 400 morti in poco più di una settimana.

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