Saddam in sciopero della fame dopo l’assassinio del suo legale

Al Qaida annuncia l’esecuzione dei quattro russi in ostaggio. Ritrovati i corpi dei 15 operai sciiti rapiti, liberati altri 30

da Bagdad

Garanzie internazionali di sicurezza per i loro avvocati: è questa la richiesta di Saddam Hussein e dei sette coimputati nel processo per la strage di Dujail che, all’indomani dell’uccisione di un terzo legale del loro collegio di difesa, hanno dato inizio a uno sciopero della fame in carcere.
«Hanno posto come principale condizione per porre fine allo sciopero della fame la garanzia di una protezione internazionale per gli altri avvocati», ha affermato Khalil al-Dulaimi, capo del collegio di difesa di Saddam, nel dare notizia da Amman della protesta decisa dall’ex rais e dai suoi coimputati dopo l’assassinio dell’avvocato Khamis al-Obeidi. «Gli americani ci avevano promesso una protezione completa, ma l’hanno poi limitata al trasferimento alla Zona Verde dall’aeroporto, dove nei primi giorni del processo avevano assegnato allo scopo un elicottero. Ultimamente, hanno però usato per il trasferimento delle auto, mescolando gli avvocati ai passeggeri in attesa all’aeroporto, con tutti i rischi che ne potrebbero derivare», ha lamentato al-Dulaimi.
Più che sullo sciopero della fame di Saddam, l’attenzione degli iracheni si è però concentrata ieri sulla vicenda degli operai rapiti mercoledì alla fine del turno di lavoro nell’ex complesso industriale del ministero della Difesa «Nasr» a Taji, una trentina di chilometri a nord di Bagdad. Secondo gli ultimi calcoli del governo, «i rapitori hanno rilasciato trenta ostaggi su un totale di 64». Dei 34 ostaggi rimasti nelle mani dei sequestratori, almeno cinque sono stati ritrovati uccisi ieri mattina nelle vicinanze della loro fabbrica, mentre altri dieci cadaveri sono stati recuperati dalle acque del Tigri, nei sobborghi a nord della capitale. Uno dei 30 operai rilasciati, Adnan Hussein, ha raccontato che i sequestratori hanno caricato ieri gli ostaggi a bordo di un autobus e li hanno condotti in una fattoria, dove hanno cominciato a interrogarli per dividerli a seconda del quartieri di residenza e dell’identità confessionale.
Nella relativa tranquillità di Bagdad, dove si segnalano due morti e 25 feriti per una bomba in un mercato cittadino - è Mosul la nuova capitale della violenza in Irak: almeno 25 cadaveri sono stati ritrovati nella città e nei suoi dintorni negli ultimi tre giorni: tutti civili vittime di esecuzioni vere e proprie. L'esercito Usa, inoltre, ha comunicato la morte di quattro marines nella provincia di Anbar e di un soldato non lontano da Bagdad. Il numero complessivo delle vittime statunitensi in Irak dall’inizio della guerra sale così a 2.512 morti.
Cresce intanto l’angoscia per la sorte dei quattro ostaggi russi «condannati a morte» dal Consiglio della Shura dei Mujaheddin, il braccio iracheno di Al-Qaida.

I sequestratori hanno annunciato su internet la loro esecuzione. «La legge di Allah è stata applicata contro i diplomatici russi - si legge nel comunicato - dopo aver dato al governo russo 48 ore per soddisfare le nostre richieste».

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