Il saggio Un culto espansionista e aggressivo

Il saggio di Bernard Lewis appena pubblicato da Mondadori, Le origini della rabbia musulmana (pagg. 440, euro 32), mette l’accento sulle differenze culturali che separano la civiltà occidentale da quella musulmana. Uno dei nodi irrisolti che porta al conflitto è la maniera in cui viene intesa la religione. Se in Occidente lo Stato e la nazionalità hanno assunto nel corso della storia un ruolo prevalente nell’Islam la vera distinzione che conta è quella tra credente e miscredente. Quindi in questa concezione dove tutto, compreso il diritto e la giurisprudenza, deriva da una appartenenza originaria alla umma, la comunità dei credenti, lo spazio per il dialogo e per l’altro è ristrettissimo. A partire da questi concetti Lewis, considerato uno dei massimi studiosi del Vicino Oriente, è professore emerito alla Princeton University, mette in guardia chi sottovaluta la portata dello scontro di civiltà. Un monito forte ribadito nell’intervista di questa pagina: «I musulmani sono del tutto consapevoli della tensione che dura da quattordici secoli, tra due realtà religiose, naturalmente simili e incompatibili. E il pericolo di contrasti duri aumenta nel momento in cui la componente di popolazione islamica diventa sempre più forte in Europa e anche in Italia.

Basti pensare all’episodio della preghiera islamica recitata davanti al Duomo di Milano ai primi di gennaio (avvenuto subito dopo una manifestazione ferocemente anti israeliana). Un gesto che difficilmente può essere considerato casuale o alieno da provocazione.

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