Ci sarebbe un segreto lato gay in alcuni romanzi del più vittoriano degli scrittori vittoriani: Charles Dickens (1812-1870). Taluni dei personaggi nasconderebbero unomosessualità latente, mentre alcune relazioni eterosessuali sarebbero state ideate appositamente per sublimare impulsi omosessuali inaccettabili in epoca vittoriana. Questa ipotesi sulle pulsioni omoerotiche (consce o inconsce) di uno degli autori più «istituzionali» della letteratura inglese (Olivier Twist, Il Circolo Pickwick, David Copperfield...) è formulata da Holly Furneaux, docente di studi vittoriani alla Leicester University e autrice del saggio Queer Dickens. Erotics, Families, Masculinities (pagg. 304, sterline 55).
Nel libro appena pubblicato in Gran Bretagna, nella prestigiosa collana di saggi della Oxford University Press, la Furneaux sostiene che il romanziere avrebbe celato nelle proprie narrazioni relazioni segrete tra personaggi dello stesso sesso. E per corroborare la tesi cita brani di opere di Dickens. Il più indicativo sarebbe quello tratto da Grandi speranze, dove Herbert accudisce lamico Pip ferito in una rissa. Il protagonista Pip dice «guardami» ed Herbert risponde «ti guardo, mio caro ragazzo». E ancora Pip: «toccami»; ed Herbert: «ti tocco, mio caro ragazzo». Assistere un ferito, secondo la Furneaux, avrebbe a quel tempo avuto sottintesi omosessuali. Da Martin Chuzzlewit, Holly Furneaux ricava unaltra indicazione del «segreto gay» del celebre scrittore. Secondo la teoria esposta nel saggio, la scelta di far innamorare un personaggio della sorella dellamico nasconderebbe unamicizia omosessuale. John Westlock sinnamora di Ruth, sorella del suo amico Tom Pinch, ma ancor prima di incontrare Ruth, «John pensava a quanto potesse essere graziosa e fantastica questa meravigliosa copia di Tom».
Ovviamente queste ipotesi stanno già sollevando polemiche, visto che Dickens è considerato una gloria della letteratura nazionale. Interpellato dal Telegraph, il professor Vybarr Cregan-Reid, uno dei più noti specialisti della letteratura britannica del XIX secolo, ha invitato alla prudenza, suggerendo di distinguere tra omosessualità e attrazione fra persone dello stesso sesso: «non sono la stessa cosa».
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