Il sagrato invaso da macerie e falò Curia delusa: «Una lezione amara»

Passata la festa, gabbato lo santo. Usata la piazza la si getta, come un kleenex. Peccato che la piazza in questione, dove sono stati allestiti i due maxischermi per permettere ai 100mila interisti di assistere alla finale di Champions, sia il simbolo della nostra città, della storia, della tradizione e della cultura meneghina, oltre che un luogo sacro. Ma il dio del calcio è stato più forte e più osannato della stessa Madunina che te brillet de lontan: il sagrato è stato violato da pipì e vomito dei nerazzurri in festa per una vittoria che aspettavano da mezzo secolo. Vetri rotti, cassonetti incendiati, falò, spazzatura, e per finire uomini a petto nudo arrampicati sul portone della cattedrale. «Avevamo fatto un appello... » all’indomani dei festeggiamenti per lo scudetto sabato scorso. «Un appello - dicono dalla Curia - all’intelligenza, all’educazione, al rispetto della cattedrale» un appello che due giorni fa è stato «gabbato». «Un’amara lezione» il lapidario commento della Curia ieri. «È bene che questo genere di manifestazioni si faccia altrove - sottolinea piccato Benigno Visconti Merlin, direttore della Veneranda Fabbrica del Duomo - queste cose non devono più accadere alla piazza. Faremo presente al Comune di concerto con la sovrintendenza che non è accettabile che il monumento venga sfregiato». Non solo una questione di rispetto, ma anche di costi, in tempi di magra anche per la Veneranda fabbrica che non ha i fondi per restaurare la Madonnina: vista la tensione alle stelle le terrazze del Duomo sono state chiuse alle 18 anziché alle 22 per evitare incidenti di qualsiasi tipo. «Abbiamo perso quattro ore di biglietti staccati - fa presente il direttore - per non parlare del fatto che abbiamo impedito ai turisti di salire sulle terrazze. Non è giusto». Guarda al futuro il sovrintendente per i beni architettonici Alberto Artioli: «L’episodio di sabato servirà di lezione per i mondiali: un’esperienza che non si deve ripetere».
Il pensiero vola ai tifosi sdraiati nelle aiuole della piazza, alle partite di calcio tra i cristalli della Galleria, ai petardi e ai ragazzi arrampicati sul portone del Duomo. E dire che proprio il Comune il 9 gennaio 2009 aveva approvato il regolamento di indirizzo per lo svolgimento di eventi in piazza del Duomo, in Galleria e in piazza dei Mercanti, basato su saldi principi come «la tutela e promozione dei valori in cui si esprime l’identità della città, tutela del decoro e rispetto della consistenza materiale dei beni, massimo contenimento dell’impatto paesaggistico- ambientale». Intanto si infiammano gli animi, sale la rabbia alla resa dei conti. Un «bollettino di guerra» e la vergogna per lo spettacolo della «piazza violentata» per dirla con le parole dell’assessore all’Ambiente Paolo Massari. «Quello che è successo deve far riflettere - commenta il titolare al Decoro Maurizio Cadeo - per i mondiali gli schermi vanno allestiti in un’altra piazza». Diverso il bilancio del collega allo Sport, Alan Rizzi: «È andata bene, l’organizzazione è stata perfetta, abbiamo creato un evento in una piazza che da 100 anni fa da quinta alle grandi partite».
«Uno spettacolo desolante, incivile, fa venire la nausea» a Marco Magnifico, direttore generale del Fai. «Il sagrato è un luogo sacro, e poi non si gioca in salotto ma in giardino.

Mi stupisce che una donna di classe come la Moratti si abbassi al panem et circenses». «Non avendo una linea politica il Comune si abbassa al populismo», il commento di Philippe Daverio. Piazza Duomo ridotta a una discarica a cielo aperto? «Dopo 45 anni... che festeggino». Parola del sindaco.

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