nostro inviato a Brescia
Instabilità psichica. Certo non è il salvacondotto per litigare violentemente con una ragazza che vuole solo accendere un cero alla Madonna, per incaprettarla e imbavagliarla fino a farla soffocare e poi nasconderla sotto il pulpito di una chiesa. Ma è l'unica carta che il legale di Chamila Kumara Ponnamperumage, l'avvocato Marco Capra, può giocare, allo stato delle cose, per cercare di attenuare le conseguenze penali cui andrà incontro il suo assistito. «Camillo» tutto musica e balaustre, Camillo il mite e devoto custode della chiesa di Santa Maria a Mompiano, un'appendice di Brescia, checché ne dicano i costernati amici della comunità cingalese è seriamente inguaiato.
E, forse comincia a rendersene conto anche lui, cinque giorni dopo quell'incredibile episodio che è costato la vita ad Elena Lonati, 23 anni maestra d'asilo, colpevole solo di aver fatto imbestialire il mite sagrestano perché, per accendere quella candela non gli faceva chiudere in orario il portone della chiesa. «Chamila è distrutto, continua a piangere. È disperato per quello che è accaduto. Vuol chiedere scusa alla famiglia». Ritratto di un «poveraccio», tracciato dal suo legale, ieri dopo un'ora di colloquio in carcere. Ma cosa racconta Camillo? «Sta cominciando ad aprirsi - dice lavvocato Capra - e io sto cominciando a capire, anche se molti dettagli della vicenda non sono ancora chiari, come per esempio le ragioni della lite nella chiesa. A questo proposito mi sembra meriti di essere esaminata la sua posizione psichica ora e al momento dei fatti». Getta, dunque, il salvagente della perizia psichiatrica, il legale. Che appare preoccupato per la detenzione del sagrestano: «Tenuto conto delle sue condizioni ho chiesto che resti in isolamento. La convivenza con altri detenuti è un rischio, Camillo è una personalità molto fragile, potrebbe fare anche delle sciocchezze». E poi ci potrebbe essere un altro rischio: che il ragazzo possa essere preso di mira da qualche altro detenuto.
Ci sono ancora molti punti oscuri nella versione del giovane («Lei non voleva uscire dalla chiesa, mi ha detto della parolacce, abbiamo litigato, è scivolata, sembrava morta e io ho perso la testa») che non convincono il pm Paola Reggiani che avantieri gli ha rivolto le prime domande, subito dopo larresto. E su questo si trova perfettamente daccordo anche lavvocato del sagrestano: «Non è chiaro per esempio il movente - afferma Capra - ci sono dei contorni abbastanza oscuri che meritano un approfondimento.
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