Una parrocchia di provincia nellItalia dei 50, un sacerdote (Paolo Triestino) indaffarato a tenere nascosti scandali e segreti, un sagrestano un po tocco (Nicola Pistoia) che non riesce a intonare lAlleluja ma canta a squarciagola Guaglione, due sorelle (Crescenza Guarnieri e Sandra Caruso) alle prese con una doppia maternità e il farmacista del paese (Antonio Conte) diviso tra dovere e piacere. Scritta da Gianni Clementi e diretta con brio da Nicola Pistoia, Grisù, Giuseppe Maria, in prima nazionale al teatro della Cometa fino al 6 gennaio, è un tragicomico ritratto di una certa Italia del dopoguerra. Miseria e nobiltà, bugie a fin di bene e onore familiare, confessioni e peccati, lenzuola nero carbone e sogni infranti con quel parroco bonario e sapiente che diventa il fulcro di una vicenda esaltata da situazioni imprevedibili e toni agrodolci. Cè chi si emoziona davanti al primo squillo del telefono, chi piange per la tragedia dei minatori di Marcinelle, chi non può permettersi le nausee da partoriente, chi aspira a una licenza elementare a 16 anni e chi sogna le gesta calcistiche di Luis Vinicio. E mentre una lettera rivela particolari piccanti che rischiano di travolgere lintera comunità ecco il colpo di genio che rimette le cose a posto.
Strizzando locchio al teatro e agli umori di Eduardo, il testo di Clementi, ambientato a Pozzuoli e recitato in dialetto, porta in scena linventiva partenopea e larte del sopravvivere tipica dello stato di necessità e della disperazione.
Una sagrestia di provincia tra bugie e sorrisi
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