Da tempo la londinese Fleet Street non è più quella di una volta. Un tempo (durato secoli) era la strada degli editori e dei broker. Ormai è solo la strada degli operatori finanziari. Gli editori delle più gloriose testate giornalistiche hanno traslocato oltre i Docks, in zone più economiche.
Stessa sorte si sta vivendo in questi anni anche oltre Manica. Parigi lamenta infatti la fuga degli editori dal quartiere di Saint-Germain-des-Pres. La rive gauche parigina da sempre è stata fucina di idee e rifugio di scrittori e intellettuali, che orbitavano intorno alle sedi dei più grossi editori francesi.
A lanciare l'allarme di un depauperamento irreversibile per il tessuto urbano è «Liberation», dopo che un altro grande gruppo editoriale, Les Editions du Seuil, ha annunciato che lascerà il mitico triangolo racchiuso tra la Senna, il boulevard Saint-Germain e la rue de Rennes. In primavera gli uffici del gruppo che dagli anni Quaranta ha sede al 27 di rue Jacob, a due passi dall'università Sorbona, saranno dirottati in una grigia banlieue a nord di Parigi, negli Hauts-de-Seine. «Questi traslochi massicci e successivi segnano forse la fine di Saint Germain come quartiere degli editori?», si chiede l'autore del lungo articolo, Edouard Launet. Motivo del trasloco è sia la praticità di raggruppare tutte le firme del gruppo in uno spazio unico e in locali moderni, sia la necessità di tagliare i costi. A Saint Germain, infatti, i prezzi dell'immobiliare sono da capogiro.
«Se anche Gallimard, una delle ultime grandi case editrici rimaste, dovesse lasciare la rue Sebastien-Bottin sarebbe terribile sul piano simbolico», commenta Teresa Cremisi, ex-dipendente del gruppo. Da qualche anno, i grandi editori hanno iniziato a spostare le loro sedi in periferia, o in zone meno chic, e soprattutto meno costose. Dopo Hachette, che ha abbandonato il suo quartier generale tra boulevard Saint-Michel e Saint-Germain per il quai de Grenelle nel XV arrondissement, e Flammarion - un tempo in rue Racine - che dal 2005 è esiliato nel XIII arrondissement, così come le emblematiche Presses Universitaires de France, Robert Laffont e almeno altre 20 librerie della zona negli ultimi due anni, è dunque la volta di Seuil.
Già nel 1999 il cantautore Alain Souchon e la cantante Juliette Greco avevano denunciato l'offensiva delle insegne di lusso o dell'alta moda sulla «rive gauche», la parte sinistra della Senna, quando il Divan, celebre libreria ai piedi della Chiesa di Saint-Germain-des-Pres a due passi dai caffè De Flore e Deux Magots (per anni «uffici» di Jean Paul Sartre e Simon de Bouvoir), venne spodestata dalla boutique Dior.
È in questa parte di Parigi che a partire dal XVII secolo si erano insediati i più importanti intellettuali e dopo la Seconda Guerra Mondiale era diventato il centro nevralgico della vita culturale della città, dagli esistenzialisti, alle grandi firme del jazz, artisti e filosofi.
«A questo ritmo non resterà più granché», scriveva qualche tempo fa anche «Le Nouvel Observateur» in un ampio servizio, chiedendosi se «l'avvenire del quartiere latino non sia dunque ineluttabile».
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